Blitz nei centri massaggi: uno su due è un bordello

Tre arresti e tre negozi chiusi dagli uomini della polizia Solo nella città di Milano nel 2010 ne sono stati aperti 117

«La metà dei circa 50 centri massaggi che abbiamo controllato a Milano sono moderne case di tolleranza».
Che il fenomeno fosse in piena espansione lo si sapeva da un po’, come pure era chiaro che le sanzioni amministrative decise dal Comune lo avrebbero al massimo scoraggiato non eliminandolo però del tutto. Quando però a dichiararlo è la polizia - soprattutto se dopo un anno d’indagini nell’«ambiente» cinese, con intercettazioni, foto e video, 3 maitresse in manette e il sequestro penale di altrettante attività - fa un certo effetto. Sì, secondo le stime degli investigatori del commissariato Sempione il cinquanta per cento dei 388 centri massaggi milanesi sarebbero a luci rosse. Lo aveva spiegato il vicesindaco Riccardo De Corato qualche tempo fa, puntando il dito contro il decreto Bersani che ha liberalizzato le attività produttive e stabilendo, dati alla mano, che solo nel 2010 ne hanno aperti 117: c’è da riflettere se si pensa che nel 1995 erano appena quattro...
E visto che business is business e Milano la sua capitale nostrana, dall’inchiesta del commissariato Sempione, coordinata dal pm Antonio Sangermano, emerge che, tra i gestori di queste lucrose attività, nessuno ha interesse a farsi la guerra. Così, anche se per il momento il reato di associazione a delinquere sotto la Madonnina non si ravvisa, le maitresse dei vari centri (tutti tra le zone Sarpi, Sempione e Cenisio) hanno contatti tra loro, collaborano senza mai pestarsi i piedi e spartendosi le zone della città, quasi si trattasse di un cartello. Che ha deciso che le tariffe delle varie prestazioni sessuali delle ragazze variano tra i 40 e i 60 euro, massaggio compreso: vietato alzare i prezzi per non allontanare i clienti.
Le indagini della polizia hanno portato alla chiusura e al sequestro dei centri «La fantasia di Parigi» di via Bertini 18 (dove la sera, dopo le 20, l’attività si spostava in un altro centro di via Lomazzo), lo «Studio Ging Shukun» di via Dugnani 4, lo «Studio Yuxin» di via Stendhal 45 e all’arresto delle tre tenutarie di questi bordelli camuffati, tre cinesi di 53, 47 e 41 anni. Quest’ultima, oltre a due centri milanesi (sul secondo sono in corso accertamenti, ndr) ne possiede un altro a Brescia e uno a Cremona: tanto per non dimenticare che l’attività rende eccome.
Le prostitute, come avviene tradizionalmente tra i cinesi, non venivano costrette o sfruttate eccessivamente, ma contrattavano la percentuale di utili derivante dalle loro prestazioni. Un’attività, quella illecita, gestita in maniera piuttosto sobria, almeno dal punto di vista formale: il sesso non veniva né offerto spudoratamente a chicchessia né proposto durante i vari trattamenti, ma i clienti («di tutte le nazionalità» hanno spiegato gli investigatori) venivano selezionati gradualmente in base al loro grado di frequentazione del centro e di «fedeltà» a questa o a quella ragazza, poi introdotti piano piano all’attività illecita attraverso blandi ammiccamenti e massaggi più audaci del solito.

Solo a quel punto si passava all’attività a luce rossa che, secondo i riscontri degli investigatori, veniva pratica senza alcun tipo di protezione visto che nei centri sequestrati non sono stati mai stati rinvenuti preservativi.

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