Bocciata l’ala dura delle toghe I magistrati disertano le urne

Non passa Carlo Fucci, protagonista degli scioperi contro la riforma Castelli. «C’è qualcosa di poco trasparente». I giudici preoccupati dal vistoso calo dei votanti

Anna Maria Greco

da Roma

Due notizie saltano agli occhi nelle elezioni dei membri togati del Csm da parte dei magistrati italiani e sono tutte da interpretare: il calo dei votanti e l’inaspettata bocciatura del candidato dell’ala più dura di Unicost, Carlo Fucci, segretario e vicepresidente dell’Anm nella stagione di fuoco. «Sono stati mortificati - si sfoga lui, amareggiato - anni di battaglie e di impegno per garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Un risultato che è frutto sicuramente di qualcosa di poco trasparente». Ora, si parla di un posto al ministero della Giustizia, per consolarlo.
E pensare che tutto sembrava già scritto: per 16 posti le correnti avevano indicato solo 20 candidati, quando erano 26 la scorsa volta e 79 quella precedente. Mentre termina lo spoglio dei 10 eletti tra i giudici (i risultati sui 12 in corsa si sapranno oggi), il quadro già emerge chiaro dai risultati per i 2 membri della Cassazione e i 4 pubblici ministeri. Su 8.500 aventi diritto, sono andati alle urne 7.100 magistrati. È salito il numero degli elettori dall’ultimo appuntamento, ma l’astensionismo è aumentato, assorbendo lo scarto. Per la Cassazione, le schede bianche sono state 498, le nulle 202 e le annullate 8: 210 in tutto. E per queste ultime, trattandosi di magistrati che votano per il loro organo di autogoverno, è più facile pensare a una scelta voluta che ad errori materiali. Insomma, oltre 700 toghe (il 10 per cento), di fronte alla scheda, non si sono espresse, molte altre sono andate al mare. Per il collegio dei pm, le schede bianche sono state 339, quelle nulle 156 e quelle annullate 19. I numeri cambiano un po’, perché i candidati sono più conosciuti, ma il discorso regge. Perché la mobilitazione è stata così bassa? Disaffezione correntizia, disagio verso la lottizzazione dei candidati accentuata dalla nuova legge elettorale, protesta strisciante verso le posizioni di rottura assunte da Anm e Csm di fronte alla stagione delle riforme? Nei corridoi di palazzo de’ Marescialli i risultati si commentano con preoccupazione.
L’impressione è che, nel momento delicato in cui cambia l’interlocutore al governo e le aspettative sono forti, si rafforzi l’ala moderata del mondo associativo delle toghe (non solo verso le forze di sinistra, ma anche dentro la maggioritaria Unicost) e venga penalizzata quella più oltranzista, della lotta dura e degli scioperi ad oltranza.
Fucci, ad esempio, è stato uno dei protagonisti della contrapposizione alle leggi sulla giustizia del governo Berlusconi, a incominciare dall’ordinamento giudiziario voluto dal Guardasigilli Roberto Castelli. Perché invece di essere premiato, come lui si aspettava e i suoi davano per scontato, è stato sconfitto? E gli è stato preferito il meno noto pm di Bari Alfredo Viola, sempre di Unicost, che si è piazzato al secondo posto con 1.379 preferenze, contro le 1.136 del più famoso collega. Tra i pm Elisabetta Cesqui di Magistratura Democratica è stata la più votata, con 1.459 preferenze; terzo è stato il candidato del Movimento per la giustizia, Dino Petralia, con 1.371 voti, seguito dal segretario generale di Magistratura Indipendente ed ex-presidente dell’Anm, Antonio Patrono, con 1.268 voti. Per la Cassazione, Unicost ha guadagnato punti mentre hanno perso preferenze Md e Mi: gli eletti sono Giuseppe Maria Berruti di Unicost con 2.757 voti, subito seguito da quello di Md Livio Pepino, con 2.679 preferenze. Non passa, con 972 voti, il candidato di Mi Fausto Cardella. «La sensazione - spiega Mario Cicala, Mi, del Direttivo dell’Anm - è che il calo dei votanti sia determinato soprattutto da una disaffezione dei più moderati».
Quanto pesi la sconfitta di Fucci lo confermano i commenti.

La Cesqui si rammarica, dicendo che bisogna capire «le dinamiche» di questo risultato. Berruti parla di «oggettiva ingiustizia». E aggiunge: «Questa mancata elezione è una grande vittoria di quello spirito legislativo che 5 anni fa fece emanare l'attuale pessima legge elettorale».

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