Bologna-Atalanta la vera sfida al vertice Savoldi: «Rampanti come i presidenti»

«Ruggeri jr è la continuità, la Menarini porta entusiasmo. Le mie squadre andranno lontano»

Chi meglio di Beppe Savoldi, 61 anni portati alla grande, 4 stagioni all'Atalanta e 8 al Bologna, può anticipare il vero big-match della seconda di campionato, almeno stando alla classifica? Un appuntamento inedito, legato al flop delle grandi nel turno inaugurale: unico scontro al vertice nella griglia della Serie A che fa il verso a quella del Gp di Monza. Avanti i comprimari, dietro i campioni. L'attaccante non svela dove batte il cuore, anche se in qualche battuta tradisce le origini bergamasche. Perché una classifica così sorprendente? «Le grandi, che all'inizio della stagione non sono mai al massimo, hanno incontrato al debutto rivali più competitive rispetto al passato. L'Inter ha trovato una gran Sampdoria, la Roma non è riuscita a battere il Napoli all'Olimpico neppure con un uomo in più, Fiorentina e Juve subito di fronte. Il Milan, opposto a una neopromossa, non si aspettava una squadra incisiva e brillante come il Bologna».
Il fattore campo inciderà sul risultato?
«Ci andrei cauto perché gli uomini di Arrigoni, com'è successo a San Siro, preferiscono giocare di rimessa e sfruttare al meglio le qualità di Adailton e Di Vaio, che non sono prime punte. Invece l'Atalanta, da quando ha Del Neri in panchina, ha un'invidiabile organizzazione di gioco, punta sul possesso palla e si affida molto al lavoro di Ferreira Pinto e Padoin, gli esterni di centrocampo».
Quindi saranno i bergamaschi a fare la partita?
«Penso di sì potendo contare, fra l'altro, sull'apporto di Doni che gioca a metà strada fra il centrocampo e Floccari, l'unica vera punta. Per certi versi il modulo dell'Atalanta ricalca quello della Spagna vittoriosa agli Europei con quattro centrocampisti e un trequartista dietro un solo attaccante».
Del Neri ha fatto benissimo a Verona, sta ripetendosi con l'Atalanta, ha deluso nelle piazze più importanti...
«Dove non riesce probabilmente a far valere le proprie idee come in provincia. Lui ha bisogno di sentire attorno a sé la fiducia dei dirigenti e dei tifosi. A Bergamo ha trovato un ambiente ideale. Da queste parti hanno fatto bene in tanti. Vuol dire che la famiglia Ruggeri ha lavorato sempre bene. E il figlio, che è il più giovane presidente della A, garantisce la continuità».
Bologna vive un momento esaltante, riuscirà a confermare in A le belle cose mostrate in B?
«La conferma di Arrigoni è una garanzia, l'arrivo di Volpi dà concretezza al centrocampo. E poi c'è un grande entusiasmo per l'arrivo alla presidenza di Francesca Menarini che dovrebbe permettere alla società di stabilizzarsi e pensare in grande».
Esiste un centravanti simile a lei?
«Il calcio è cambiato da una decina di anni a questa parte. Ai miei tempi gli attaccanti si preoccupavano solo di aspettare il pallone giusto e di metterlo dentro. Adesso partecipano molto di più alla manovra.

Al limite potrei fare il nome di Trezeguet, un vero e proprio killer dell'area di rigore».
Rimpianti?
«Mi sono trovato bene a Bergamo come a Bologna e Napoli. Dovunque ho segnato tanto. Certo, se mia madre mi avesse messo al mondo una decina di anni più tardi, avrei guadagnato di più...».

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