La bomba di Karadzic: «Gli Usa mi avevano promesso l’impunità»

La bomba di Karadzic: «Gli Usa mi avevano promesso l’impunità»

Radovan Karadzic è apparso davanti ai giudici del tribunale internazionale, che lo accusano di genocidio, invecchiato e dimagrito, ma pronto a dare battaglia. A cominciare dalle rivelazioni sull’accordo con gli americani per la sua uscita dalla scena politica in cambio dell’impunità. Il barbone bianco, utilizzato come maschera durante la latitanza, è stato spazzato via dal rasoio. Il volto è scavato, le rughe non mancano, ma sta tornando il vecchio Karadzic di un tempo, quando faceva il ducetto dei serbi di Bosnia. I capelli grigi sono rispuntati, anche se il ciuffo ribelle non c’è più. Ieri alle 16 l’imputato Karadzic ha dovuto presentarsi davanti alla corte del tribunale dell’Aia per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia.
In completo blu, camicia bianca e cravatta viola scuro, ha ascoltato con attenzione l’elencazione degli 11 capi d’accusa pronunciata dal giudice Alphons Orie. Tutte mazzate: genocidio per i massacri in Bosnia, complicità in genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Karadzic è passato al contrattacco bollando l’estradizione all’Aia come «illegale perché avevo un accordo con il diplomatico americano Richard Holbrooke che, in nome degli Usa, mi garantiva la libertà in cambio della mia uscita di scena dalla politica». Dal canto suo Holbrooke ha categoricamente smentito, ribadendo una posizione già espressa in passato. Il patto segreto, di cui si è molto parlato nei Balcani sarebbe stato chiuso dopo la pace di Dayton del 1995, che mise fine alla sanguinosa guerra in Bosnia. L’imputato per genocidio ha sostenuto in aula di essere in possesso di un documento di quaranta pagine, che dimostrerebbe il patto con gli americani. Anche l’allora segretario di Stato Madeleine Albright ha sempre dichiarato la sua estraneità. Secondo Holbrooke, lo scottante documento è scritto in pessimo inglese e la sua firma in calce è falsa. Karadzic ha rinviato la sua dichiarazione di colpevolezza o di innocenza, avvalendosi dei 30 giorni concessi dalla procedura per preparare una risposta articolata. Si difenderà da solo. Anche se ha rilasciato una strana dichiarazione: «Ho un consigliere invisibile, ma decido di rappresentarmi da solo». Karadzic è diventato molto religioso e potrebbe utilizzare la carta della crisi mistica. Sulla sua cattura ha ribadito di essere «stato arrestato irregolarmente a Belgrado». Degli uomini in abiti borghesi lo avrebbero «sequestrato» e trattenuto per tre giorni senza fargli incontrare nessuno. Solo dopo è stato consegnato ai magistrati serbi. Ora l’imputato dovrà ripresentarsi in aula il 29 agosto per dichiarare se si proclama colpevole o innocente.
In Serbia la prima puntata del processo a Karadzic è stata mandata in onda in diretta, quasi a reti unificate. In Bosnia, tra lacrime e amarezza, le madri e i familiari delle vittime di Srebrenica (8mila musulmani massacrati dagli uomini di Karadzic) hanno seguito in tv l’apparizione dell’ex duce dei serbi.

«Quella persona ci ha tolto la terra sotto i piedi e il cielo sopra le teste. Ha ucciso i nostri figli, ma lui si permette di sorridere - protestano le donne in nero -. E ora il mondo guarda il processo come fosse uno spettacolo».

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