Bondi: «Inizia la nuova avventura di Parmalat»

I creditori trasformano i crediti in azioni. Da ieri il commissario è amministratore delegato

Marcello Zacché

da Milano

Inizia «la nuova avventura di Parmalat». Con queste parole il commissario straordinario Enrico Bondi ieri ha concluso la sua opera: i creditori del gruppo hanno accettato il concordato con una maggioranza tecnica superiore al 71%, ma teoricamente vicina al 95%, dando il via libera alla trasformazione dei loro crediti in capitale, cioè in nuove azioni della società. La sentenza di omologazione del concordato è stata emessa ieri mattina dalla prima sezione del Tribunale di Parma (presidente Bruno Stellario), in base alla «legge Marzano», istituita ad hoc due anni fa. E Bondi ha fatto la prima telefonata della mattina proprio all’ex ministro.
Nella sezione dedicata al risultato della votazione si legge che dei 19.802 milioni di crediti ammessi al passivo, 7.846 milioni non hanno espresso alcun voto. Il che, per il meccanismo previsto dalla legge del silenzio-assenso li ha resi «implicitamente favorevoli». E già rappresentavano il 40%. A quel punto lo scrutinio delle 52.279 schede è andato avanti fino al superamento dei due terzi di voti favorevoli, maggioranza prevista. Soglia che è stata raggiunta dopo aver conteggiato 6.289 milioni di consensi e 0,437 milioni di contrari. A quel punto la conta si è fermata perché diventata «irrilevante e in contrasto con le ragioni di speditezza insite nella legge».
Da domani le azioni verranno consegnate ai titolari del credito (obbligazionisti, banche e fornitori), nel rapporto previsto da Bondi di 11 euro ogni 100 originari. Il che permetterà di cancellare 13,5 miliardi di debiti del gruppo, che riparte con una esposizione intorno al miliardo.
I primi a ricevere le azioni saranno quelli che hanno votato (essendo facilmente raggiungibili). E dal momento che i voti pervenuti rappresentano il 60% del totale, il requisito richiesto del 25% necessario per l’ammissione alla quotazione dovrebbe essere raggiunto in tempi rapidi.
Forse in settimana, come auspica Bondi, che da ieri non è più commissario, ma amministratore delegato del gruppo. Almeno fino alla prossima assemblea, che dovrebbe tenersi nella prima decade di novembre, per nominare il nuovo cda. Da chi? Da quelli che, nelle prossime ore, verranno allo scoperto come principali azionisti, dopo il turbinio di scambi di titoli di credito che ha caratterizzato le ultime settimane del concordato.
E che dovrebbe aver sconvolto gli equilibri: facile che il mercato si troverà di fronte grandi banche e gruppi industriali interessati alla conquista della nuova Parmalat.

L’esito del concordato è stato accolto con soddisfazione da Bondi, sia per «l’elevata partecipazione dei creditori», sia per il «consenso espresso». Analogo il tono con cui il ministro Scajola ha accolto l’omologa, parlando di un «successo del governo» che, approvando a tempo record la Legge Marzano, «ha consentito di risolvere questa e altre crisi aziendali».

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