Roma - Lo strappo di Bondi. Il ministro della Cultura, Sandro Bondi, ha declinato l’invito a partecipare al prossimo Festival di Cannes. È quanto si legge in una nota nella quale uno dei coordinatori Pdl
esprime "rincrescimento e sconcerto per la partecipazione di una pellicola di propaganda, Draquila, che offende la verità e l’intero popolo
italiano".
Granata: "Scelta sbagliata, motivi discutibili" "La decisione del ministro Bondi di disertare il Festival di
Cannes lascia molto perplessi sia per le motivazioni addotte, sia per la rilevanza dell’evento culturale dove una
grande nazione come l’Italia non può non essere rappresentata ai massimi livelli". A criticare il ministro dei Beni
Culturali Sandro Bondi è il finiano Fabio Granata, deputato del Pdl e vicepresidente dell’Antimafia, che sottolinea
come essere presenti sia anche una questione di "rispetto del mondo del cinema italiano". "Rappresentare l’Italia è un dovere del ministro, al di là delle polemiche su questa o quell’opera. L’Italia è una
potenza culturale di rilevanza mondiale e non può rischiare di perdere autorevolezza e credibilità per motivi vaghi e
discutibil", sottolinea ancora Granata.
Protesta Articolo 21 "Il ministro Bondi ci fatto
sapere che non si recherà al festival di Cannes per protesta contro la partecipazione di Sabina Guzzanti con il suo film Draquila. Il festival e
Sabina Guzzanti se ne faranno una ragione" afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Ci dispiace tuttavia per l’Italia perché questo contribuisce a far scendere l’Italia ulteriormente nelle classifiche della libertà di espressione.
Ci auguriamo che il ministro Bondi voglia utilizzare il tempo che risparmierà, non recandosi a Cannes, per fare il ministro dei Beni Culturali,
e non l’ennesimo portavoce del premier, come auspicano il mondo del teatro, degli enti lirici e del teatro allarmati dai gravi tagli alla cultura. No al cinema di Sabina Guzzanti, no al teatro, no agli enti lirici, no a Saviano, no anche Fini e ai finiani.
Il Pdl - conclude Giulietti - è ormai inesorabilmente passato dal vietato vietare al vietare tutto".
Luchetti: "Non si deve vergognare di un artista libero" "Non so che dire di un ministro che si
vergogna di un artista libero.
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