Il tono disincantato e sarcastico con cui commenta la società è lo stesso che utilizza per parlare di affari. Quell'approccio così disinvolto Roberto Parodi se l'è conquistato sul campo. Per meriti. Nella sua carriera, infatti, il giornalista e scrittore alessandrino di soldi ne ha fatti e investiti tanti. Anzi "tantissimi", come ci racconta lui, ricordando innanzitutto gli anni in cui lavorava nelle grandi banche d'investimento americane. Wolf of Wall Street, ma col cuore italiano. Poi la svolta, il cambiamento di vita per seguire altre passioni: i viaggi e le moto. Sempre con uno sguardo al business e con quel suo approccio caustico che oggi sui social incuriosisce, divide e crea dibattito sui più disparati argomenti. Un esempio? Il suo Range Rover "Naftone", con cui scorrazza a Milano facendo indignare gli oltranzisti dell'ecologismo. Una provocazione, certo, ma anche un investimento, come assicura "il Parods" scherzandoci su.
In pochi sanno che lei ha pure un passato da ingegnere meccanico. Come è arrivato all'alta finanza?
"Sono diventato ingegnere per motivi dinastici, di famiglia. Ma senza particolare passione. La mazzata finale me la diedero i tre anni trascorsi in Pirelli: mi occupavo di fibre ottiche e di cavi, senza troppa soddisfazione. Allora mi sono rimesso a studiare, ho fatto un Mba (Master in business administration) alla Bocconi e durante gli studi ho anche letto un vecchio libro, Barbarians at the Gate, sulla più grande acquisizione nella storia di Wall Street. Avevo finalmente trovato qualcosa che mi eccitava: capii che quello era il mio mondo. Dopo il master mi hanno assunto alla Chemical Bank e da lì è iniziata la mia carriera in finanza".
Non ha mai nascosto di aver guadagnato molto in quel periodo. Quanto?
"Tantissimo. Tanto che, a 51 anni, ho cambiato carriera, sono uscito dall'investment banking e mi sono messo a fare il giornalista, lo scrittore. Volevo fare anche altre cose che mi piacevano, consapevole che avrei però guadagnato meno."
Il primo stipendio a quanto ammontava?
"Non ricordo esattamente l'importo ma solo il bonus era da 15 o 20 milioni di lire. Era il 1991 quando lo guadagnai: già ottimo per un neo-laureato. Poi i bonus sono cresciuti progressivamente con lo stipendio."
Cosa ci ha fatto con quei primi grossi guadagni?
"Sono sempre stato molto prudente, non ho mai fatto cavolate come comprare mega auto di lusso. E poi ho avuto tre figli abbastanza presto, pensavo soprattutto a loro. Quindi quei soldi li investivo per lo più in fondi e obbligazioni, sono sempre stato un tipo da obbligazioni subordinate perché ero consapevole del loro valore: pagavano il rischio di credito anche fin troppo. Quando ho fatto degli investimenti in azioni, invece, ho preso delle mazzate, soprattutto alla fine degli anni '90 con la bolla del digital. Ho sempre avuto grandi ritorni sui bond un po’ più rischiosi. Poi, ogni cinque o sei anni, mi compravo una casa."
Di tutti quegli investimenti, qual è stato il più azzeccato?
"Case, tutta la vita. Le case che ho comprato ora valgono il triplo. Le ho sempre date in affitto e la cedolare secca è anche un'ottima condizione fiscale. E poi hai il valore dell’immobile in sé. Io non andrei mai in affitto e paradossalmente farei un mutuo per comprarmi un casa."
Quindi il suo bene rifugio è sempre il caro e vecchio mattone…
"Certamente, a maggior ragione a Milano, dove abito. Qui una casa di 100 metri quadrati dentro l'area C è un bene indistruttibile. Però anche l'oro può essere un bene rifugio da tenere in considerazione. Nel periodo della pandemia e poi, con le incertezze per la guerra in Ucraina, le quotazioni dell'oro hanno avuto un’impennata."
Ha investito pure in oro, dunque?
"Sì, è un grande classico."
Cosa pensa, invece, delle criptovalute?
"Inizialmente, quando erano appena uscite, consigliavo di starci lontani. Innanzitutto perché in pochi avevano capito che erano degli asset emergenti veri e propri, quindi potevano originare grandi valori, ma anche enormi perdite. Molti invece pensavano che salissero solo. E poi, oltre alla volatilità, c'era anche un altro rischio clamoroso, dovuto al fatto che spesso le operazioni per acquistarle avvenivano su fantomatici siti che creavano criptovalute, basandosi su elementi di sicurezza non meglio precisati. Su Netflix ci sono documentari che raccontano come alcuni investitori che non riuscivano più a prendere il capitale guadagnato."
Oggi invece ha cambiato idea?
"Oggi ci sono più elementi a favore, resta però la variabilità. Molti se ne sono accorti anche grazie a quel 'pistola' di Elon Musk, che con le sue malversazioni ha fatto crollare il mercato. Quindi ai giovani suggerirei di considerare le cripto sempre in un'ottica di diversificazione molto prudente. Io ci investirei tra il 2 e il 3%, non di più. A un ragazzo direi di investire quello che potrebbe perdere."
Alcuni giovani acquistano gli Nft come forma di investimento. Come la vede il Parods?
"Mio figlio Pietro lavora in una startup di Nft, per cui cammino su un terreno scivoloso. Lui ne sa molto più di me e conosce il mio approccio conservativo. Idealmente gli Nft mi piacciono, perché sono delle grandi certificazioni e oggi, in un mondo ormai aperto al virtuale e al metaverso, avere qualcosa che certifichi un'opera o un bene è un plus, anche se quella cosa vale solamente nell'ambiente digitale. Per cui credo che gli Nft abbiano un futuro."
In famiglia chi ha il fiuto per gli affari?
"Il vero fiuto per gli affari ce l'ha mia moglie Giovanna, che è un fenomeno. È molto più aggressiva e coraggiosa di me. Io sono quello che le cose le ha studiate e ha fatto esperienza in queste mega banche, per cui mi porto dietro questa allure, ma in realtà quella che ha più fiuto è proprio Giovanna. E infatti mi rimprovera sempre, perché dice che non si lasciano i soldi fermi sul conto ma bisogna investirli."
C'è un episodio che in particolare ha segnato il suo approccio al denaro?
"Sono passato in mezzo a due periodi di forte speculazione – la bolla di internet di fine anni '90 e quella dei subprime nel 2008 – e nella prima ci sono cascato in pieno, nonostante avessi anni di esperienza nell'investment banking. Tutto questo perché, checché se ne dica, quando vedi che la tua posizione finanziaria continua a salire per giorni, qualche passo falso alla fine lo fai. E lì entra in gioco la legge di Murphy. Eppure, nella sfiga, ho imparato il concetto di stop loss: quando gli investimenti andavano a -20% ho iniziato a uscire, anche se i grafici prospettavano un possibile rimbalzo tecnico. È fondamentale, anche se lì per lì puoi pentirtene. Ma è una scelta di prudenza che poi ho applicato anche ad altre situazioni."
Non tutte le sventure vengono per nuocere…
"Già. Una volta ho avuto un incidente e l'assicurazione della banca mi ha pagato talmente tanto che mi sono comprato metà di una casa. Fu più che altro una botta di fortuna nella sfiga."
Sui social mostra spesso il suo "Naftone", una mitica Range Rover degli anni 80 che sfida i fanatici del green. Quello cos’è: un investimento "conservativo"?
"Il 'Naftone' (ride, ndr) si è rivelato incredibilmente un investimento eccellente. Sono appassionato di auto e moto d'epoca e posso dire che quelli sono stati investimenti che hanno sempre generato un mucchio di soldi. Io compro belle moto e belle macchine, poi le rivendo e tutte le volte guadagno tantissimo. Adesso nel mio parco moto ho una Bmw R80 G/S che ho pagato 7mila euro e ora ne vale 25. Lo stesso modello del 'Naftone', che ho pagato attorno ai 6mila euro, ora non sta sotto i 12-13mila euro. Chissà, forse in parte ho contribuito anche io a far salire il valore... Per cui, oltre a farmi divertire, lo considero anche un buon investimento. Per non parlare della mia Volvo Polar 240, pagata 2mila euro anni fa e oggi quotata sui 10mila."
Diciamo che così ha unito gli "utili" al dilettevole.
"Ma certo. Chi ha detto che un investimento deve annoiare? L'investimento migliore è quello in qualcosa che ti piace, che conosci e ami, magari nella sfera del tuo tempo libero. E in più ci si possono fare dei bei soldi."
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