Borse europee in profondo rosso

Azzerati i guadagni da inizio anno. Su Milano (-3,8%) pesa lo stacco dei dividendi. Parigi -2,6%, Londra -2,2%

Luca Pace

da Milano

I mercati tremano ancora e le Borse europee azzerano i guadagni da inizio anno. Parigi ieri ha lasciato sul terreno il 2,6%, seguita da Francoforte e Londra entrambe scivolate del 2,2%. Profondo rosso anche per Piazza Affari che ha perso il 3,8% complice lo stacco dei dividendi che pesa l’1,5% del nostro indice. Ma anche al netto delle cedole il bilancio resta pesante, lo S&P/Mib ieri ha perso il 2,3% al pari delle colleghe europee. Gli azionisti dei principali titoli italiani provano a consolarsi con 8 miliardi di euro di dividendi, briciole rispetto ai 54 miliardi bruciati in solo 15 giorni dallo S&P/Mib (-9,8%).
Eppure, nonostante il panico diffuso, per analisti e gestori delle maggiori banche d’affari non siamo di fronte a un crollo dei mercati. «È solo una correzione dopo quattro anni di rialzi ininterrotti, scenderemo ancora uno-due trimestri ma chiuderemo l’anno in positivo», spiega Robert Doll, numero uno dei fondi amministrati di Merrill Lynch. «Un’ottima occasione d’acquisto», scrive in un report Citigroup. A rassicurare gli esperti è il buon andamento dell’economia mondiale. «Nonostante gli Stati Uniti stiano registrando una crescita dell’inflazione, il Pil quest’anno salirà di oltre tre punti percentuali - spiega Doll -, un buon risultato». In Europa «la situazione economica è diventata più solida. La ripresa ha una base estesa», ha dichiarato ieri Erkki Liikanen, membro del Consiglio direttivo della Bce. «Anche nei conti delle aziende il recupero si vede», scrive Citigroup ricordando che moltissime società quotano a un p/e, rapporto tra prezzi e utili, di 10 volte, significa ripagarsi dell’investimento azionario in solo 10 anni, la metà del mercato immobiliare. Per la banca d’affari le Borse europee chiuderanno il 2006 con una crescita del 10%. Col crollo di ieri siamo arrivati di poco sotto lo zero.
La correzione è cominciata 15 giorni fa, all’indomani dell’ultimo rialzo dei tassi operato dalla Fed. La banca centrale degli Stati Uniti ha portato il tasso di sconto al 5% rendendo conveniente la migrazione di importanti masse gestite dai mercati azionari alle tranquille spiagge delle obbligazioni di Stato. Contemporaneamente al crollo dei mercati azionari i titoli a rendimento fisso hanno raggiunto i massimi. Ieri i Treasury Usa e Btp hanno toccato il record positivo da oltre un mese. Crollo anche del prezzo delle materie prime, con il principale indicatore Usa (Crb index) sceso ai minimi delle ultimo mese e mezzo e stessa sorte per il greggio che ieri ha toccato i minimi delle ultime sei settimane.
I titoli minerari sono quelli che dalla correzione del 10 maggio a oggi hanno perso di più: –19,7% in Europa. Male anche il settore auto (-12,3%) e gli energetici (-8,6%). Stessa fotografia scattata ieri per Piazza Affari con gli investitori che hanno penalizzato i titoli che più sono corsi negli ultimi mesi.
In controtendenza solo il titolo Enel che ha chiuso in crescita dello 0,22% dopo aver toccato a metà giornata anche un aumento dello 1,27 per cento. La società avrebbe guadagnato sul ritorno delle voci di un possibile ingresso del gruppo Eni nel capitale, preceduto da una cessione di Italgas all’Enel.

Le voci sono state però ridimensionate dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico letta che ha affermato che «è prematuro» parlare di un passaggio di Italgas dall’Eni all’Enel. I trader ritengono che l’acquisto di asset del gas potrebbe avvantaggiare la società elettrica perché farebbe aumentare le sinergie tra i due gruppi.

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