Bossi dal Cavaliere in Sardegna: «Silvio, è ora di andare in piazza»

Incontro a villa Certosa fra il leader azzurro e il Senatùr per programmare le iniziative politiche dell’autunno. Berlusconi: «Bisogna aspettare la Finanziaria, quando il governo toccherà le tasche degli italiani con tagli e tasse»

Adalberto Signore

da Roma

All’inizio doveva essere una vera e propria rimpatriata, con mezzo stato maggiore della Lega invitato a una «due giorni» a villa La Certosa. Poi, complici anche le condizioni di salute del padrone di casa, la lista degli ospiti si è andata via via restringendo. Così, alla fine, a Porto Rotondo si sono presentati solo Umberto Bossi, accompagnato dai figli, e Roberto Castelli. E con Silvio Berlusconi hanno sì parlato di politica, ma levandosi pure la soddisfazione di lunghe digressioni su argomenti decisamente più futili. Fin dalle prime battute, infatti, il Cavaliere non ha nascosto il suo buon umore dopo un mese abbondante di vacanza. «Non mi sono mai divertito tanto - ha detto rivolto al Senatùr -, quasi quasi ringiovanisco. D’altra parte, dopo che ho lavorato giorno e notte per cinque anni credo proprio di meritarmelo».
Divagazioni a parte, tra i due c’è la solita intesa di sempre. Soprattutto sul fronte politico. Con Bossi che perora la causa della piazza, perché - dice - «è arrivato il momento di farci sentire». «D’altra parte - spiega Roberto Calderoli, che ha preferito rimanere a casa per organizzare la cerimonia di Venezia, la prima tappa dell’autunno caldo - Umberto è il massimo esperto di piazze roventi». Così, il Senatùr assicura che al Nord «la Lega è pronta». Anzi, «abbiamo già iniziato e il 17 settembre ci sarà Venezia». Al Centro e al Sud, è il ragionamento del leader del Carroccio, «ci devi pensare tu». Berlusconi annuisce, perché - dice - «non c’è dubbio che contro questo governo dobbiamo portare in piazza i moderati». Ma per farlo, spiega Berlusconi, «deve arrivare il momento in cui la gente non ne può più». Perché, per dirla con Calderoli, «mica ci possiamo permettere di pagargli il pullman, dargli il cestino da viaggio e magari pure il rimborso spese».
Insomma, la questione dei tempi - concordano anche Giulio Tremonti e Aldo Brancher, presenti anche loro alla cena a villa La Certosa - non è secondaria. È per questo, spiega Berlusconi, che «bisogna essere cauti». Il Cavaliere passa poi in rassegna la questione Libano, «l’occupazione della Rai», il ritorno del conflitto d’interessi e della riforma del sistema tv nell’agenda del governo e conclude: «Bisogna aspettare la Finanziaria, quando colpiranno le tasche degli italiani con tagli e tasse». «Allora - gli fa eco Bossi - la gente scenderà in piazza da sola...». Anche per questo Berlusconi non nasconde le sue perplessità sull’insistenza di alcuni dirigenti di Forza Italia che chiedono a gran voce un’opposizione dura: «Chissà perché si sono svegliati solo oggi con questo can can? Sono riusciti ad aprire un dibattito sul futuro di Forza Italia facendo passare in secondo piano le divisioni della sinistra e tutto quello che stanno facendo sulle pensioni». «Inutile dire a Berlusconi quando deve intervenire, perché lo sa benissimo. Mentre con questo dibattito siamo solo riusciti a oscurare tutti i danni che sta facendo la maggioranza», chiosa il deputato azzurro Osvaldo Napoli.
Insomma, sul fatto che il Cavaliere pensi a un ritorno sulla scena che non passi inosservato non sembrano esserci dubbi. D’altra parte, ricordava ieri sera Berlusconi, della possibilità di scendere in piazza il leader di Forza Italia ne aveva parlato in uno dei suoi ultimi interventi a Montecitorio. E pure Gianfranco Fini si era detto d’accordo. Resta Pier Ferdinando Casini. E cosa abbia intenzione di fare il leader dell’Udc Berlusconi dice di non saperlo. «Ma alla fine - spiega - non credo possa davvero sfilarsi».
Il nodo, dunque, resta quello della tempistica.

E la Finanziaria che, spiega uno dei presenti a Villa La Certosa, «è ancora in alto mare». «Solo quando la conosceremo nel dettaglio - è il ragionamento che si è fatto ieri sera - si potrà elaborare una strategia e mobilitare tutti i moderati del Paese».

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