Ecco quando andremo in pensione: le simulazioni in base all’anno di nascita

L'aspettativa di vita giocherà un ruolo fondamentale per la pensione dei più giovani: ecco le differenze tra chi è nato negli anni Cinquanta e i Duemila

Ecco quando andremo in pensione: le simulazioni in base all’anno di nascita
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Il pallino di quando si potrà andare in pensione accomuna milioni di italiani: in base alle vigenti normative, si può dire che il ritiro dal mondo del lavoro avviene mediamente intorno ai 67 anni ma diventa interessante capire cosa accade ogni due anni e soprattutto quale può essere indicativamente l'anno giusto per i nati dal Cinquanta in poi.

L'aspettativa di vita

La quota dei 67 anni è puramente indicativa visto che in base alle attuali opzioni ci possono essere anche uscite anticipate (vedi Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103) ma anche successive come accade per chi dovrà aver compiuto 71 anni e cinque di contrubiti per usufruire della pensione di "vecchiaia contributiva". Prima di passare in rassegna le varie annate va ricordato un aspetto importante che determinerà l'anno esatto di uscita dal mondo del lavoro: ogni due anni cambiano i requisiti minimi in base all'aspettativa di vita, un parametro che determina cambiamenti anche significativi.

La simulazione: anni 50' e 60'

Secondo le stime, dal 2027 l'aspettativa di vita in Italia dovrebbe aumentare di circa due mesi ogni due anni: se viene preso in esame un lavoratore che ha iniziato a 20 anni, ecco che i nati nel 1957 potranno ritirarsi con la contributiva fra quattro anni, nel 2028, mentre chi è nato nel 1958 avrà la possibilità di chiudere la carriera nel 2029. Come ricordato dal Messaggero, in base alla formula scelta ci sono più opzioni per chi è nato nel 1964 che si potrà ritirare con quella di vecchiaia nel 2031 dopo 67 anni e 6 mesi o con quella di vecchiaia contributiva nel 2025 dopo 71 anni e 10 mesi: con l'anticipata uomo ecco che il 2025 sarà l'anno giusto dopo aver lavorato 62 anni e 10 mesi mentre per le donne l'anno è uguale ma avranno maturato 61 anni e 10 mesi.

Cosa accade con i nati negli anni '70, '80 e '90

Già dagli anni Settanta si farà sentire l'aspettativa di vita che verrà rimodulata nel prossimo futuro: volendo prendere alcuni esempi a campione, chi è nato nel 1972 vedrà la pensione di vecchiaia nel 2040 all'età di 68 anni e due mesi, chi sceglie quella contributiva dovrà attendere quattro anni dopo (2044); l'anticipata consentirà di ritirarsi nel 2034 con 63 anni e 6 mesi alle spalle (un anno in meno per le donne). Stesso discorso con le persone nate nel 1979 che dovranno aspettare il 2047 per quella di vecchiaia e il 2052 per la vecchiaia contributiva: andrà meglio per gli uomini e le donne con la pensione anticipata (2042), due anni dopo con la contributiva.

Man mano che si è più giovani la strada si fa in salita: i nati negli anni Ottanta avranno una pensione di vecchiaia che non sarà ottenuta se prima non si saranno raggiunti i 69 anni di età ma si potrebbe slittare oltre i 73 con la pensione di vecchiaia contributiva. Andrà peggio per i nati negli anni Novanta che dovranno davverò raggiungere quasi i 70 anni d'età per poter sfruttare i benefici della pensione di vecchiaia: le simulazioni ci dicono che potrebbero lavorare tre anni in più rispetto a quanto accade ai giorni nostri.

Cosa succede per i Duemila

Tempi "biblici" per i Millennials: chi è nato tra il 2000 e il 2010 non potrà smettere di lavorare se prima non avrà compiuto 71 anni e 4 mesi, ancora peggio per i contributivi che dovranno aspettare di avere, con il sistema attuale, ben 75 anni e 8 mesi di lavoro alle spalle.

In questo modo i nati nel Duemila dovranno attendere almeno il 2070, chi sarà nato dieci anni dopo addirittura il 2081 se sfrutta la pensione di vecchiaia ma quattro anni in più (2085) con quella di vecchiaia contributiva.

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