Bossi prepara i botti, però non ci sarà lo strappo

RomaMa sul prato sarà 1, X o 2? Tutto fumo e niente arrosto, solo qualche salamella? Oppure Bossi le canta al Cavaliere e le suona al Pdl? Oppure un colpo al cerchio e uno alla botte? L’ultima possibilità, il pareggio, è la meno pagata dai bookmaker dunque la più probabile. Quel che Pontida serviva a fare, cioè seminare un po’ di paura nell’alleato e alzare il prezzo del sodalizio, è già stato fatto, con questa interminabile vigilia di anticipazioni, pre-ultimatum, mezzi annunci e «aspettate di sentire il capo» (Maroni: «Pontida influirà»). Tutto rimarrà come prima, certo ci sarà una roboante piattaforma di richieste, sottolineate dai campanacci vichinghi dei militanti arrivati coi pullman. La sceneggiatura, coadiuvata dagli affondi di Maroni e da qualche esternazione battagliera (tipo Salvini che annuncia, ma non è la prima volta, che la Lega può fare a meno di Berlusconi), ha fatto il suo dovere. Ma la curva sud, quella che tifa per una Lega di rottura, rimarrà verosimilmente a bocca asciutta. Niente gol in quella rete. Anche il motto scelto per addobbare il palco non è che metta proprio i brividi: «Verso la libertà». Che tradotto significa: andiamo avanti col nostro lavoro perché stiamo a portando a casa il nostro federalismo. Un auspicio che fa a botte con l’ipotesi di una fine anticipata dell’alleanza che ha permesso quell’incasso.
Però non sarà neppure una vittoria fuori casa per i berluscones. Con Pontida 2011 (ma già da un mese, dalla sconfitta di Milano) il vento è cambiato e Bossi ha capito che se non si orienta la vela nel modo giusto il Carroccio si ferma in mezzo al mare. Troppa accondiscendenza verso l’agenda del Cavaliere costa consenso al Senatùr, che ascolta i mormorii della pancia leghista. Bisogna riposizionarsi, alleato ma arrabbiato, sennò i leghisti si arrabbiano con Bossi. Che dirà? Nel vertice pre-adunata in via Bellerio il capo non c’era. Non è che abbia disertato (Castelli se la ride: «Oggi come spesso capita, sono passato da via Bellerio, visto che è la nostra casa. Ho trovato come al solito molti al lavoro. Ho sbrigato alcune faccende, ho parlato con qualcuno di alcune cose che dovevamo fare. Insomma la solita routine, per quanto mi riguarda. Leggo adesso sulle agenzie che Bossi ha disertato un vertice con i colonnelli!! Ma va là»), solo che quel che deve dire già lo sa, Maroni e Calderoli potrebbero parlare sui loro dossier di competenza.
Sul capitolo Libia, ad esempio, uno dei piatti forti del discorso di Pontida. Bossi, informato da Maroni, se la prenderà con l’Europa che sta con le mani in mano, con la Nato (che ha respinto la richiesta di Maroni di un blocco navale davanti alla Libia), con i costi enormi della missione («1 ora di volo di Eurofighter 61mila euro» dice Castelli) che porta immigrati e va fermata. Poi il federalismo (tema calderoliano), il superamento del patto di stabilità, il Senato federale, il fisco con le proposte leghiste per alleggerirlo e aiutare le piccole imprese concentrate al Nord.
A Pontida partirà la raccolta di firme per la «territorializzazione dei ministeri e delle amministrazioni centrali dello Stato», il famoso decentramento che non piace per niente ad Alemanno. Calderoli è ottimista: «In sei mesi dobbiamo raccogliere 50mila firme, ma abbiamo l’intenzione di raccoglierne milioni, in modo da poter piegare il Palazzo...». Botti di fine anno (parlamentare), ma nessuna detonazione assordante, solo qualche razzetto. Anche Formigoni sembra sicuro che Pontida finirà col pareggio: «Farà un discorso molto chiaro e molto forte, preciserà con nettezza gli obiettivi di governo, indicherà alcune scadenze, Bossi annuncerà alcune novità, anche impegnative e forti, ma confermerà nella sostanza e nella forma l’alleanza con il Pdl».
Riassume un piddino che li conosce bene, il deputato varesino Daniele Marantelli: «La Lega ha davanti una porta stretta: non è realistico pensare a cambi di alleanze, ma nemmeno andare avanti come se nulla fosse successo». Da una parte ci sono i Borghezio che incitano il partito a ritrovare l’indole da «figli di p....

», dall’altra Bersani che fa le avances («La Lega lasci la vecchia strada»). Ma nonostante le fughe sulla fascia di Maroni e qualche botta che sparerà Bossi, il modulo della Lega è il catenaccio alla Trapattoni. Per puntare a un bel 1 a 1.

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