Milano Tenevano i cappucci delle felpe ben calati sul viso, tutti vestiti di blu, in jeans o in tuta. E sono sbucati all’improvviso nella notte come delle belve affamate, uscendo dal portone in lamiera verde di un capannone dismesso all’interno del quale, in teoria, non avrebbe dovuto trovarsi nessuno. Sono i quattro stupratori slavi che venerdì sera, alle 23, hanno assalito e terrorizzato una coppia di fidanzati appartatisi in macchina alla periferia di Sesto San Giovanni, proprio ai confini con il comune di Milano. E non si sono fermati lì: dopo aver malmenato pesantemente il ragazzo (gli hanno rotto il naso), in tre hanno violentato la giovane, compiendo il diciannovesimo stupro dall’inizio dell’anno a Milano, il diciassettesimo compiuto da stranieri. Quindi sono spariti nella notte. Adesso il ragazzo è ricoverato all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo e, oltre al naso fratturato, ha varie ecchimosi; la giovane, ancora fortemente sotto choc, si trova alla clinica Mangiagalli, curata dai medici dell’Svs (Servizio violenze sessuali).
«Sappiamo ancora pochissimo di questi stupratori - conferma il dirigente della squadra mobile Francesco Messina -. Li definiamo “slavi” per intendere che si tratta di gente proveniente dalla zona dei Balcani, ma è ancora presto per poter dire da dove arrivano, le testimonianze un po’ confuse dei due fidanzati in questo senso lo confermano. Semplicemente crediamo siano stranieri di quell’area, ecco tutto».
I due fidanzati - lui si chiama Giuliano e ha 29 anni, risiede a Sesto fa il pasticcere in centro a Milano e lei è una commessa 27enne dell’hinterland che chiameremo Clara - quel posto lo conoscevano bene, c’erano stati altre volte. Avevano parcheggiato la loro Renault Clio proprio all’angolo con una strada che costeggia la tangenziale nord (via Muggiasca), a quell’ora poco frequentata e buia, e via dell’Isola, che è in realtà uno spiazzo di non più di qualche centinaio di metri, ideale per appartarsi. Si tratta infatti di una sorta di ansa sterrata, non più lunga di qualche decina di metri, chiusa ai margini della carreggiata da una nicchia che contiene la statua di una Madonna e da una rete divisoria che impedisce il passaggio ad auto e persone e sulla quale campeggiano cartelli con la scritta «strada chiusa», «divieto di sosta» per impedire l’accesso a due capannoni industriali, uno funzionante e uno abbandonato.
Ecco, la vettura era proprio lì quando, all’improvviso, qualche minuto dopo le 23, è stata circondata dai quattro giovani. Se la coppia li abbia notati e abbia tentato di chiudersi in macchina per avviarla e scappare, non si sa, ma era comunque già troppo tardi. Gli stranieri, infatti, aperte le portiere della Clio, hanno trascinato con la forza Giuliano fuori dalla macchina e, spintolo a terra, hanno cominciato a riempirlo di calci e pugni, procurandogli la rottura del setto nasale e mettendolo completamente ko. Solo a quel punto, sembra, hanno «dedicato» le loro attenzioni alla sua ragazza. Secondo gli investigatori addirittura tre di loro (all’inizio sembrava fossero due) hanno abusato di Clara. Vedendo come quegli estranei sbucati dal nulla stavano massacrando il suo fidanzato, la ragazza era terrorizzata ancora prima che gli stranieri si buttassero su di lei, ma quando ha capito che l’avrebbero violentata la poverina ha cominciato a urlare e a dibattersi. Quindi, imprigionata dai suoi quattro stupratori, ha dovuto cedere.
Una ragazza coraggiosa: non appena i violentatori si sono allontanati (dopo aver derubato la coppia di cellulari, soldi, gioielli e chiavi dell’auto) è andata lei, di persona, in un bar-ristorante a qualche centinaio di metri dal luogo dello stupro, a chiedere aiuto.
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