Contro Scholz e a favore di Merz? I liberali tedeschi potrebbero aprire una crisi di governo anche per mettere in cassaforte la loro presenza nel prossimo esecutivo che, verosimilmente, sarà guidato dal leader della Cdu. Non un voto di sfiducia nel Bundestag, ma urne anticipate: questo lo scenario più probabile in Germania, dove la maggioranza «semaforo» che sostiene il cancelliere socialista sembra avere i giorni contati. Troppo forte l'impatto di due fattori: il crollo dei partiti di governo alle ultime regionali e la crisi industriale che, specie nel settore auto, porterà alla chiusura di alcuni stabilimenti di Volkswagen e Audi.
Il partito Fdp ha sollevato forti perplessità sui parametri con cui socialisti e verdi stanno scrivendo la nuova manovra di bilancio e ieri il cancelliere ha chiamato tutti gli alleati a rapporto, ufficialmente per discutere dei dettagli della legge più importante, in sostanza per capire su chi può contare davvero. Spd e Verdi sono ancora con Scholz, anche per via di numeri ai minimi storici, mentre i liberali sembrano guardare già oltre l'attuale maggioranza. Domani si svolgerà un vertice di coalizione e giovedì il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier riceverà il leader dell'opposizione Friedrich Merz (Cdu) per un colloquio confidenziale.
La Cdu chiede nuove elezioni dal momento che, come spiegato dal segretario generale Carsten Linnemann, non c'è la reale possibilità di far crollare la coalizione con un voto di sfiducia al Bundestag e di formare un altro governo, perché in quel caso servirebbe subito una nuova maggioranza, ma i cristianodemocratici hanno già escluso convergenze con l'ultra destra di AfD. «Quello che vediamo commenta il capogruppo parlamentare della Cdu Thorsten Frei - è che la coalizione è completamente distrutta, non c'è accordo su nessuna questione rilevante, in ogni caso, sarebbe un vero sollievo se questo semaforo finisse».
Di dimissioni di Scholz non se ne parla, come lo stesso capo del governo ha ribadito: «Io sono il cancelliere. Si tratta di superare le sfide che affrontiamo nei momenti difficili. Ne va dell'economia e del lavoro. Si tratta di pragmatismo e non di ideologia», ha sottolineato dopo aver incontrato per un ultimo estremo tentativo il ministro dell'Economia Robert Habeck e quello delle Finanze Christian Lindner. Lo stesso portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, ha gettato acqua su fuoco, assicurando che il governo «lavorerà insieme in modo costruttivo fino alla data regolare delle elezioni federali del prossimo anno». Ma mentre si è preoccupato di assicurare che il cancelliere lavora per «rafforzare l'economia e garantire l'occupazione, finalizzando il bilancio», i numeri della crisi industriale inchiodano il governo. Dal 2019 le case automobilistiche tedesche hanno perso 46.000 posti di lavoro e per il futuro potrebbe andare peggio. Volkswagen e Audi devono gestire una crisi di vendite e costi che richiederà licenziamenti.
Sullo sfondo la figura di Friedrich Merz, dato come cancelliere in pectore: a capo della Cdu dopo la breve e disastrosa parentesi di
Annegret Kramp-Karrembauer, può contare su solide interlocuzioni nel mondo industriale, avendo collaborato in passato con soggetti primari come Axa, Basf e BlackRock. L'uomo giusto al momento giusto, sussurrano in Germania.
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