Nino Materi
nostro inviato a Brescia
Alla fine hanno vinto i padri, quelli «buoni». I manifesti con i padri, quelli «cattivi», che picchiano moglie e figli saranno ritirati e non verranno più affissi. Il caso, sollevato dal Giornale, si è concluso nel segno del buonsenso: quei poster sui muri di Brescia e di sei comuni della provincia erano offensivi per tutti i padri e andavano mandati al macero.
La conferma viene dallo sponsor più autorevole della «Campagna contro la violenza maschile sulle donne»: la Provincia di Brescia che, attraverso la Commissione pari opportunità, ha ideato gli slogan che hanno scatenato la polemica. Due i cartelloni al centro della querelle: nel primo si vede una ragazzina con il volto tumefatto e la scritta «Gli occhi neri sono di suo padre»; nel secondo cè un bambino che picchia una coetanea al grido di «Lo fa anche papà». Inevitabile identificare il ruolo del padre con quello del «mostro» in famiglia. Una rappresentazione ingiusta che ha fatto arrivare in provincia reazioni indignate, soprattutto da parte di padri sconcertati nellessere ridotti al rango di picchiatori dei propri cari.
«Il tutto è nato da un equivoco - ci spiega gentilmente la presidente della Commissione pari opportunità, Piera Maculotti -. Non volevamo certo criminalizzare la figura paterna, ma porre laccento sulle violenze familiari che spesso trovano nellelemento maschile un protagonista negativo. Basti pensare alla vicenda della povera Hina, massacrata dal padre proprio qui nella nostra provincia. Per evitare ulteriori contrasti, i manifesti della discordia sono stati comunque già bloccati e non ne verranno stampati altri».
La decisione di ritirare i manifesti ha trovato limmediato consenso dellorganizzazione in difesa dei padri che fa capo allo psicanalista Claudio Risé. Lassociazione si è dichiarata soddisfatta: «Quei manifesti - spiegano - trasmettono un messaggio palesemente diseducativo, anche perché bisogna considerare che le statistiche mostrano come la violenza in famiglia scaturisca non dalla presenza del padre, bensì, al contrario, proprio dalla sua assenza. Quella del papà è una figura che la società ha bisogno di valorizzare, e le prime a comprenderlo dovrebbero essere proprio le mamme».
Il passo indietro, comunque, si è reso inevitabile dopo che anche allinterno dei firmatari dei manifesti sono nati grossi contrasti: «Quanto accaduto ha dellincredibile - sottolinea al Giornale il segretario generale della Cisl di Brescia, Renato Zaltieri -. Sono stato costretto a inviare al presidente della Provincia e al sindaco di Brescia una lettera in cui ho precisato la posizione del mio sindacato». Una missiva riservata di cui il Giornale è venuto in possesso e che recita testualmente: «In questi giorni alcuni nostri iscritti ci hanno rivolto lamentele sui manifesti affissi in alcuni punti della città e da noi non ancora notati, contro le violenze commesse dai papà nei confronti dei loro figli. La cosa appare ancora più grave, oltre ai contenuti che non condividiamo, in quanto i manifesti riportano la sigla ed il logo della scrivente organizzazione sindacale quando non ci è stato chiesto e, comunque, non avremmo concesso lautorizzazione al suo utilizzo per diffondere un messaggio che mette in evidenza, in negativo, la figura del papà nellambito familiare. Stiamo pertanto a chiedere che venga smessa la diffusione e che si provveda immediatamente a toglierle i manifesti dalle affissioni. In mancanza di ciò ci riserviamo di assumere le iniziative, nelle sedi opportune, che più riterremo idonee a tutela e difesa degli interessi della Cisl bresciana».
Una posizione condivisa anche dai segretari bresciani della Cgil e della Uil, Dino Greco e Angelo Zanelli, oltre che dai sindaci degli altri sei comuni bresciani coinvolti nelliniziativa. Ma non ci sarà bisogno di ricorrere alla carta bollata. Quei manifesti, ormai, sono solo un brutto ricordo.
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