«Burlando dica chi ha distrutto il libro del porto»

«Burlando dica chi ha distrutto il libro del porto»

(...) e vola in consiglio regionale. Merito di Matteo Rosso, del gruppo Forza Italia-Popolo della libertà, che ha letto l’articolo pubblicato domenica su queste pagine, si è incavolato alquanto - non è il solo - e pertanto ora chiede al presidente della Regione, Claudio Burlando, spiegazioni sulla faccenda.
Una faccenda che definire sconcertante è davvero poco: si tratta di capire - lo vuole Rosso, anche a nome dei cittadini, visto che l’operazione editoriale è stata pagata coi soldi pubblici - come mai siano stati distrutti, alla vigilia della spedizione, il 99 per cento degli opuscoli contenenti le considerazioni di fine mandato dell’allora presidente di Palazzo San Giorgio, Giovanni Novi. Il quale, come i predecessori, aveva affidato alle stampe, per dovere istituzionale, il resoconto puntuale di quanto realizzato e in sospeso, progettato o soltanto auspicato, nel quadriennio del suo incarico, dal 2004 al 2008. In nome, se vogliamo, della conclamata trasparenza degli atti amministrativi.
Poi, però, quando tutti i libretti erano in magazzino pronti a partire - la maggior parte cellophanati assieme all’edizione Nord Ovest del giornale della Confindustria in uscita l’11 febbraio, e i restanti a disposizione di chiunque volesse approfondire la realtà portuale - ecco che sono scattati gli arresti domiciliari per Novi.
«Che c’entra?» vien da dire, considerando che la pubblicazione dell’Autorità portuale era stata predisposta da mesi, in tempi insospettabili, conteneva 110 pagine di cifre, dati e notizie tecniche, e quindi non si caratterizzava minimamente come una difesa d’ufficio dell’operato di chicchessia.
Ma tant’è! A qualcuno - il Giornale, e Rosso, e tutte le persone di buon senso adesso vogliono sapere chi - è venuto in mente che «insomma, quella cosa lì era meglio che sparisse, non fosse mai che facesse pubblicità al presidente, meglio bloccare tutto, anzi, meglio ancora buttare via tutto». E chissenefrega se si parla di 80mila copie: le 10mila di cui abbiamo dato notizia domenica, che erano prossime all’uscita col «Sole», più altre 70mila che hanno fatto la stessa fine e sono state registrate nella fattura, regolarmente liquidata, di 56mila euro (!). Di soldi pubblici. Dei cittadini, tenuti completamente all’oscuro: innanzi tutto del quadriennio del porto, e poi anche della «furia iconoclasta» che si è abbattuta sul documento ufficiale dell’Authority.
Ecco perché Rosso - e altri, tanti altri - magari vorrebbero saperne qualcosa di più di quanto ha puntualmente e doverosamente scritto il Giornale: «Ho rilevato da un organo di stampa - scrive il consigliere regionale azzurro nell’interpellanza a Burlando - che il presidente Novi aveva preparato una relazione tecnica sui 4 anni della sua presidenza, da pubblicare in allegato al Sole 24 ore-Nord ovest. Quasi tutte le copie della relazione sarebbero state inviate al macero, nonostante, a quanto sembra, il parere contrario dell'ammiraglio Ferdinando Lolli, vicepresidente del Comitato portuale, di cui fa parte anche il presidente della giunta regionale».
Insiste Rosso. «Per tale disdicevole iniziativa l'opinione pubblica è stata privata dell'opportunità di conoscere il lavoro svolto per il porto di Genova nel corso dell'ultimo mandato dall'Autorità portuale, arrecando un’evidente ingiustizia al past president e al suo operato». A questo punto, dunque, viene la voglia di conoscere chi abbia avuto la bella idea di distruggere: «E allora - conclude il consigliere azzurro - vorrei sapere da chi è stato deciso l'invio al macero delle migliaia di copie già stampate e pronte per la pubblicazione, e quali passi la giunta regionale intenda intraprendere affinché la Relazione venga adeguatamente ripresa e pubblicizzata».
Sempre, ovviamente, che ne sia stata salvata almeno una copia.
Anche gualcita, purché leggibile.


Con l’obiettivo di far risorgere la «Relazione» dalle ceneri e dimostrare che, da qualche parte a Genova, si può trasformare la leggenda dell’Araba Fenice in realtà, mentre, da qualche altra parte, sempre a Genova, la realtà delle cose può superare di molto anche la fantasia...

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