Cèzanne tra Milano e Parigi, Gregotti gli dedica un libro

Cèzanne tra Milano e Parigi, Gregotti gli dedica un libro

Il mitico comico e regista Woody Allen in Manhattan recitava così: "Perchè vale la pena di vivere?....Per la sinsonia di...., il viso di Trecy e quelle belle pere e mele dipinte da Cèzanne".

Un esempio che fa riflettere, perchè quei dipinti del grande maestro francese, padre della pittura moderna, sono arrivati a tutti, anche a chi di pittura non ci capisce nulla. In un'era in cui la cultura è diventata di massa e il dio denaro ha preso il soppravvento su tutto, si spiega come persino attraverso la comunicazione più banale, come un film, una pubblicità, una citazione, si arrivi a conoscenza di un qualche cosa di grande e questo qualche cosa di grande lo si percepisce anche se non lo si ha studiato. Basta fare calare lo sguardo sull'oggetto in questione per assaporarne le qualità, la bellezza non ha regole e questo è il vantaggio dell'arte, perchè in fondo nell'arte c'è la storia di chi l'ha fatta, edificata, plasmata: il prodotto umano e il "sentire" dell'uomo e della sua storia.

La mostra a Palazzo Reale accompagnata da un bel catalogo di Skira è un assaggio per i milanesi che non hanno conosciuto le grandi collezioni parigine o musei di tutto il mondo, certamente quella milanese è un'occasione più unica che rara per portare a Milano un'artista che mai ha avuto una vera personale nel capoluogo lombardo; un'esposizione che offre opere di straordinaria bellezza che arrivano da collezioni e fondazioni private. Al catalogo di Skira curato da Rudy Chiappini "Cèzanne. Les ateliers du Midi" dove è possibile meglio comprendere il volto umano della grande pittura, si aggiunge un libro scritto dall'architetto e storico Vittorio Gregotti, sempre edito da Skira, dove il noto progettista spiega come la ricerca della verità in pittura è per Cèzanne un percorso capace di costruirsi attraverso una relazione profonda con la geologia della realtà: "Ogni suo dipinto è la lenta realizzazione di un'architettura del quadro definita da tale necessità. Al di là delle varie analogie con i problemi affrontati nel primo decennio del XX secolo dai protagonisti del "moderno" anche in architettura". "L'atteggaimento di Cèzanne - dice Gregotti - nei confronti della propria disciplina può essere un modello anche oggi nella condizione della attuale crisi della cultura architettonica, che sembra voler rispecchiare lo stato delle cose anzichè costruire una nuova distanza critica e attiva rispetto ad esse". Si confrontano ad esempio la "Montagna Sainte VIctoire" del 1906 dell'artista francese con il disegno di Hans Poelzig "Diga in Sassonia" del 1908. E qui si capisce come l'architettura per Gregotti deve avere una doppia qualità, sorprendere ogni volta che la si rivede e allo stesso tempo di apparire come fossesempre stata in quel luogo e per il mondo; come avesse da sempre fatto parte di quel paesaggio diventando intimamente parte necessaria alla sua definizione, rivelandolo a te stesso continuamente, anche durante le sue trasformazioni. La stessa cosa vale anche per la pittura di Cèzanne come già rivelavano i primi scritti di Gregotti nel 1994, dove si parlava anche di Van Gogh. Perchè "lo scopo degli antichi maestri era quello di creare uno spazio teatrale: quello di Cèzanne era di dare un teatro allo spazio" (Clement Greenberg).

La bella mostra allestita a Parigi al Musèe du Luxemburg riprende la storia dell'artista a partire dalle sue sensazioni, da quell'istinti animale e da quell'intuizione intellettuale che solo un grande come Cèzanne aveva compreso guardando al futuro con un occhio al passato, iniziando il suo processo di modernizzazione segmentando le figure di un quadro a partire dalle pennellate fino al colore. Un superamento della pittura impressionista che lasciava stupito persino Picasso. Anche qui non mancano i luoghi esplorati dall'artista intorno a Parigi e poi ancora i ritratti di Ambroise Vollard, il grande mercante parigino e i suoi autoritratti, ma anche quello di Victor Chocquet il collezionista di geni. Fu lui che acquistò il primo Cèzanne nel 1875. E poì ancora "Le Nègre Scipion" del 1868 e gli omaggi alla pittura di Courbet, e certamente non mancano tante belle nature morte con pere, mele, brocche, tappezzerie, tovaglie...dai colori accesi e dai tagli fotografici moderni. Una sezione è dedicata a Montmartre e un altra al suo itinerario su la Marne, Pontoise, Maincy, Fontainebleau, Bercy, ma anche Madame Cèzanne.

Ciò che resta di questo grande artista nato sotto il segno del Capricorne nel 1839 a Aix en Provence, è il suo volto serio, circondato da una folta barba, i suoi cappellacci e quello zaino che portava dietro le spalle con la

carta e colori per disegnare, ma sopprattutto ciò che più ci ha lasciato è la sua arte fatto di calcolo estremo con una tecnica e un metodo che solo un grande genio poteva concepire. Una modernità consacrata per l'eternità.

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