Cabrera conquista l’America Tiger impallinato al fotofinish

Cabrera conquista l’America Tiger impallinato al fotofinish

Angel Cabrera, 38 anni, nativo di Cordoba, in Argentina, è il nuovo re dello Us Open, il titolo del Grande Slam che più di ogni altro - Masters, Open Championship ed Uspga Championship - fa dannare e soffrire i giocatori che devono da sempre vedersela, oltre che coi migliori giocatori al mondo, anche e soprattutto con dei tracciati di gara al limite - e qualche volta al di là - del possibile. La storia si è ripetuta anche per questa 107ª edizione del massimo torneo americano. Il percorso di Oakmont, in Pennsylvania, non per nulla è denominato «The Monster» e lo ha pienamente dimostrato mettendo chiunque in ginocchio, se solo si pensa che alla fine il punteggio vincente è stato di 5 colpi sopra il par. Ed ancora una volta sono state le ultime buche a decidere il risultato in un’atmosfera da thrilling che ha tenuto tutti con il fiato sospeso sino all’ultimo putt dell’ultimo giocatore in campo all’ultima buca. La scena finale è stata tutta di Tiger Woods, indiscusso numero uno al mondo, che ha avuto l’ultima chance di costringere Cabrera a tornare in campo il giorno dopo per lo spareggio sulle 18 buche. Un Tiger che nella terza giornata ha giocato il suo golf migliore e che con un pizzico di jella in meno avrebbe potuto partire per le 18 buche finale al comando invece che due colpi dietro il validissimo e giovane australiano Aaron Baddeley.
Angel non ha dominato il Mostro, ma alla fine è stato quello che ha giocato meglio (unico giocatore a segnare due giri sotto il par) e che ci ha messo forse più cuore. Al comando dopo 36 buche, Cabrera ha sentito la gara e tutta la sua pressione nel terzo giro, dove concedeva 6 colpi al campo e scivolava in 7ª posizione, a 4 colpi dal nuovo leader australiano. Con distacchi minimi e un campo pronto a castigare chiunque, almeno 10/12 giocatori erano in grado di salire sul podio più alto con 18 buche ancora da giocare. E di colpi di scena ce ne sono stati nelle ultime quattro ore di gioco, con leader che si alternavano, si affiancavano, si riavvicinavano alla vetta. Ames, Fasth, Rose, Stricker, Cabrera, Furyk, Woods, Casey, tutti in corsa dopo che Baddeley era partito rovinosamente con un triplo bogey alla prima buca e soffriva da subito - come prevedibile - di giocare fianco a fianco con il numero uno al mondo. Sulle ultime 9 buche il cerchio si stringeva: Cabrera rimontava al comando, mentre Tiger non riusciva a ripetere il gioco del giorno precedente, pur rimanendo in corsa, e Furyk, sempre indomito, dava il colpo di coda per affiancare Woods nella rincorsa a Cabrera.

Siamo al rush finale: Cabrera prende due bogey alla 16 e alla 17; Tiger e Furyk, dietro di lui in campo, hanno solo un colpo di ritardo. Cabrera termina a +5 e vive poi momenti di ansia interminabili. Furyk prima e Tiger poi non riescono a rimontare quel minimo svantaggio e, alla fine... l’Angelo vinse sul Mostro.

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