
Doveva essere la giornata più difficile, potrebbe essere quella della fuga. L’Inter passa a Bergamo, ottava vittoria di fila contro l’Atalanta e, nonostante un calendario che resta più pesante degli altri, conferma di non voler mollare nulla. Sono gli occhi della tigre, diceva qualcuno, e di sicuro il 2-0 finale è un ruggito al campionato che rimette a cuccia i sogni di scudetto dell’Atalanta, e l’entusiasmo un po’ spento del Napoli.
I campioni, per il momento, sono ancora loro, salvo complicazioni. E tanto per ribadire il concetto la banda Inzaghi comincia la partita con l’acceleratore al massimo. Il primo tempo in pratica inizia con un frullatore dal quale l’Atalanta ricava un mal di testa e l’Inter soltanto un palo, nonostante un quarto d’ora in cui la palla resta solo nella metà campo bergamasca. Thuram sembra in serata, ma resta solo un’illusione perché lo scambio con Lautaro lo mette in condizioni di segnare, però il legno interno con Carnesecchi inerme invece ha il sapore di un gol sbagliato: da lì in poi il francese, che gioca sempre con una caviglia un po’ così, s’ingroviglia un po’, ed è per questo che la Dea ricomincia a respirare (e quasi a segnare con una zuccata di Pasalic che Sommer cava via sotto la traversa). E allora: dove va la partita?
Di sicuro l’Inter gira la palla con la velocità dei giorni migliori, ed è proprio Pasalic l’uomo a cui Gasperini ha affidato Calhanoglu per evitare che faccia guai. Inzaghi quindi diventa il solito demone in panchina quando vede la sua squadra indietreggiare, ed anche se Lookman si comincia a scaldare, in attacco l’Atalanta non passa per merito di un Acerbi da eterna giovinezza. A 37 anni ogni palla che passa in area è sua (Retegui, per dire, è non pervenuto), ed è per questo alla fine che forse l’Inter deve più recriminare per qualche transizione sbagliata che ha l’aspetto di un vorrei ma non posso. Insomma: Carnesecchi è un po’ più preoccupato di Sommer, però al 45’ è pari e patta con pochi tiri verso la porta. E quelli che ci sono finiscono tutti in piccionaia.
Partite così, dunque, han bisogno di un imprevisto, e il gol dell’Inter nasce nel modo più strano. I tifosi nella vicina curva fermano Calhanoglu pronto per calciare un angolo per ché uno di loro si è fatto male: più di cinque minuti di stop per far arrivare la barella, e mentre il tifoso infortunato esce dallo spicchio coi sanitari, si riparte con un cross che finisce dritto dritto sulla testa di Carlos Augusto. E’ vantaggio nerazzurro (ospite) in pratica, e chissà se a funzionare sia stato il suggerimento che, a bordo campo, Arnautovic ha dato al suo numero 10 prima del cross.
Gasp a quel punto corre ai ripari (dentro De Ketalaere e Ruggeri per Pasalic e Bellanova), mentre Inzaghi tappa l’ennesimo buco sull’esterno – Dumfries si tocca un muscolo, ma forse solo non ce la fa più – inserendo Bisseck, che in quella zona lì non è proprio la stessa cosa. Eppure niente si muove, per l’Atalanta, e così Gasperini allora inserisce Maldini (proprio per Retegui) e Samardzic: qualcosa dovrà pur succedere. Purtroppo, per il tecnico della Dea, succede ma dalla parte sbagliata: Thuram torna in partita, ingaggia un corpo a corpo con Ederson che l’arbitro Massa lascia (come sempre) correre, il brasiliano manda in angolo, s’infuria (giallo), parte un vaffa (doppio giallo, ovvero rosso). Capirete che a quel punto il raddoppio, meritato, di Lautaro Martinez è una conseguenza logica, che Gasp condisce facendosi espellere per una sequela di proteste cominciate dal momento dell’espulsione.
Finisce qui: ad Inzaghi resta la scocciatura di un rosso anche per il troppo irruente Bastoni, ma la certezza è
che i suoi ragazzi sono quelli che lui di solito racconta (“straordinari”). A Gasp invece rimane l’ennesimo lamento, ma anche questa non è una novità. Si va in pausa così: il campionato forse ora ha qualche certezza in più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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