Juve, nuova tegola: il processo resta a Torino

Il comunicato della Procura Generale della Corte di Cassazione respinge la richiesta di trasferimento degli atti a Milano presentata dai legali della Juve. A decidere del futuro della Vecchia Signora sarà quindi il tribunale della città sabauda

Juve, nuova tegola: il processo resta a Torino

Non è proprio l’anno della Vecchia Signora. Neanche il tempo di festeggiare per la vittoria al Mondiale dei bianconeri Angel di Maria e Leandro Paredes che la cronaca riporta la dirigenza della squadra più titolata d’Italia alla dura realtà dei problemi giudiziari. Il comunicato diffuso dalla procura generale della Cassazione è una doccia fredda per le tesi sostenute dal team di difensori della società torinese. Il procedimento giudiziario sui conti della Juventus resterà per il momento a Torino, visto che la richiesta delle difese di trasferire gli atti a Milano è stata dichiarata inammissibile per ragioni di procedura. A decidere quindi la spinosa questione sarà quindi il tribunale competente, ovvero quello della città sabauda. La dichiarazione del sostituto procuratore generale Mariella de Masellis è solo all’apparenza una questione tecnica ma potrebbe avere conseguenze ben più gravi per il futuro della società.

La tesi sostenuta dai legali della Juve sembrava avere buone motivazioni: gli atti del processo andavano trasmessi a Milano visto che è proprio lì, con la pubblicazione dei comunicati richiesti dalle autorità della Borsa Italiana, si sarebbe concretizzato il reato di manipolazione del mercato, una delle accuse che vedono la Juventus sul banco degli imputati. La competenza territoriale non riguarderebbe quindi la sede della società di calcio ma quella della società che elabora e gestisce i comunicati ufficiali da mandare alle agenzie di stampa e al pubblico. Una tesi accessoria sarebbe poi stata quella che avrebbe assegnato la competenza a Roma, città nella quale ha sede fisica il server della società che dirama i comunicati delle società quotate in borsa. Ad aver complicato le cose, il fatto che, due giorni dopo l’istanza degli avvocati della Juve alla procura generale presso la Corte di Cassazione, la procura di Torino aveva chiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Questa mossa avrebbe fatto tutta la differenza del mondo. Nel comunicato del sostituto procuratore generale si legge infatti che “l’esercizio dell’azione penale ha determinato la chiusura della fase delle indagini preliminari”. Proprio per questo “la richiesta di trasmissione degli atti ad un diverso pubblico ministero, sollevata dalla difesa, resta preclusa dal sopravvenuto radicarsi della competenza del giudice che procede innanzi a cui potrà essere sollevata la relativa eccezione

In realtà la questione non è del tutto chiusa. Se non risulta applicabile in questo momento l'articolo 54 del Codice di procedura penale, per i reati relativi alle false comunicazioni sociali della Juventus, alla difesa però resta aperta la possibilità di chiedere il trasferimento di quella parte del procedimento, all'avvio del processo in aula. La Cassazione, quindi, se da una parte chiude la finestra, dall’altra sembrerebbe aprire un portone. Non è dato sapere se la richiesta di trasferimento degli atti era solo una tattica dilatoria per preparare meglio la difesa o se si sperava di avere un giudice più vicino alle proprie tesi a Milano, il tentativo è comunque fallito.

Chiaramente i tifosi bianconeri sono più interessati al futuro di Angel di Maria a fine stagione o ai tempi del recupero del lungodegente Paul Pogba, ma buona parte del futuro della Vecchia Signora si gioca proprio in queste schermaglie procedurali da addetti ai lavori.

Insomma, più che al mercato di riparazione prossimo venturo, toccherà guardare preoccupati la spada di Damocle sulla testa della Vecchia Signora, sperando che l’anno che verrà porti finalmente un po’ di normalità alla Continassa.

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