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Hamas dice no alla tregua. Trattative avanti in salita

A vuoto il tentativo Usa di proporre un piano ponte. I palestinesi contro Bibi: "Ostacola la mediazione"

Hamas dice no alla tregua. Trattative avanti in salita
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ll Segretario di Stato americano Antony Blinken, in Israele da ieri, alza ancora il livello delle pressioni sulle parti coinvolte nelle trattative per arrivare a una tregua a Gaza. Allo stesso scopo stanno lavorando i mediatori americani, egiziani e qatarioti dopo i due giorni di colloqui a Doha. Al suo nono viaggio in Medio Oriente da quando è scoppiata la guerra di Gaza, Blinken dovrebbe vedere Benjamin Netanyahu questa mattina, in un incontro che si preannuncia teso. Il prossimo vertice per i negoziati invece è stato programmato, questa volta al Cairo, mercoledì o giovedì.

Washington ha fatto sapere che mira a concludere l'intesa entro la fine della settimana. L'ottimismo Usa si è rivelato però finora infondato. Ma la posta in gioco è aumentata dopo gli omicidi di Ismail Haniyeh e di Fuad Shukr, quest'ultimo, secondo il Wall Street Journal, ucciso con l'aiuto di un infiltrato nelle comunicazioni di Hezbollah. Sono ore decisive per la regione. Netanyahu ha fatto sapere che è disposto a essere flessibile su alcune questioni, ma non su altre. «Hamas, fino ad ora, si è limitato al rifiuto», ha aggiunto. «Non ha nemmeno inviato un rappresentante ai colloqui di Doha e di conseguenza la pressione dovrebbe essere rivolta ad Hamas e Sinwar», ha fatto notare il premier.

Per avvicinare le parti gli Stati Uniti hanno annunciato una «proposta ponte» per colmare le lacune rimanenti. Hamas, però, in una nota ufficiale, ieri in serata, ha respinto l'ultima offerta sugli ostaggi discussa a Doha nel fine settimana e incolpa Netanyahu, di aver creato nuovi ostacoli ai colloqui. Hamas sostiene che il piano è allineato alle richieste di Israele, e ha sottolineato l'insistenza sul fatto che le Forze di sicurezza rimangano nel Corridoio di Filadelfia, nel valico di Rafah e nel Corridoio di Netzarim. L'organizzazione accusa poi Netanyahu di aver introdotto nuove condizioni per il rilascio dei rapiti. «Riteniamo Netanyahu pienamente responsabile per aver ostacolato gli sforzi dei mediatori», ha puntualizzato il gruppo militante, e ha anche spiegato che il primo ministro è responsabile delle vite dei sequestrati. Hamas infine sottolinea che continua a sostenere la sua proposta del 2 luglio.

Oltre al dibattito negoziale e politico, c'è la terribile conta delle vittime. Raid israeliani a Gaza hanno ucciso 24 persone durante la notte di ieri, tra cui una donna e i suoi sei figli a Deir al-Balah. Così nella Striscia si va verso i 40.100 morti e gli oltre 92 mila feriti, secondo quanto riferito dalle autorità sanitarie controllate da Hamas. Ma non finisce qui. Il network Al Mayadeen, affiliato a Hezbollah, ha fatto sapere che una pattuglia Unifil è stata colpita e tre soldati sarebbero leggermente feriti.

Mentre sono due i terroristi di Hamas vittime dell'attacco di un drone israeliano nella città di Jenin. I due, afferma l'Idf, erano coinvolti nella pianificazione di un attacco nella Valle del Giordano la scorsa settimana, in cui è rimasto ucciso il 23enne Yonatan Deutsch.

I nomi dei capi del gruppo islamista uccisi sono Abu Ara, coinvolto in altri attacchi terroristici e nella fabbricazione di ordigni esplosivi, e Rabat Dawasi, membro di spicco di Hamas a Jenin.

Ieri sera esploso un camion a Tel Aviv, c'è l'ipotesi di un atto terroristico. Almeno una vittima accertata.

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