«CAMERA CAFÉ», LA CREATIVITÀ AL POTERE

Sono passati quasi tre anni da quando Camera café (domenica su Italia 1, ore 20,30) ha mosso i primi timidi passi nella nostra tv dopo aver mietuto molti successi in Francia dove il format era cresciuto fino a imporsi come programma di culto. Adesso persino alcuni telespettatori francesi, cui capita di imbattersi nella versione italiana, riconoscono al «nostro» adattamento una efficacia comica particolare, una brillantezza persino superiore al prodotto originale, ed è un complimento che vale doppio conoscendo lo snobismo dei nostri «cugini» e la ritrosia a farci dei complimenti. Ecco un caso in cui l'adattamento di un format estero sul tessuto linguistico nazionale riesce oltre ogni più rosea previsione, frutto prima di tutto del buon lavoro degli autori e della loro capacità di saper calare testo e situazioni nel nostro spirito, nella nostra realtà. Poi c'è naturalmente, e non è da trascurare, la bravura degli interpreti (anche quelli colallaterali, tutti ben scelti), con in testa Paolo Kessisoglu nelle vesti di un impiegato del settore commerciale e Luca Bizzarri nei panni di un delegato sindacale, alle prese con le beghe d'ufficio, i colpi bassi tra colleghi, le dinamiche aziendali e interpersonali che si affastellano episodio dopo episodio, riprese da una telecamera posta opportunamente dietro una macchinetta del caffè. Difficile immaginare altri protagonisti in loro vece che sappiano portare in scena con altrettanta credibilità comica e perfetto affiatamento quel palpabile sottofondo di frustrazione e cinismo, opportunismo e debolezze che è il carattere dominante di Camera café. È una sitcom che continua a piacere proprio per il suo carattere di perfida sfrontatezza, di ribalderia ruffiana, di impudico disincanto, che la rende diversa dalle sitcom cui il pubblico era finora abituato, dalla comicità più tenera e innocua. Qui la macchina umoristica funziona senza fare sconti ad alcun personaggio, tanto è vero che non c'è nessuno che si salvi sotto il profilo etico, o anche solo della coerenza, nessuno di cui si possa dire che «ne esce bene». Eppure la forza della struttura narrativa e la freschezza della scrittura fanno sì che sia impossibile non affezionarsi ai protagonisti e non essere contagiati dalla loro simpatia.

Nata come «striscia quotidiana», della durata di una ventina di minuti o poco più, Camera café ha acquisito un seguito e un gradimento tali da meritarsi la promozione in prima serata, prendendosi anche il rischio di raggruppare fin troppi sketch uno dietro l'altro. Per ora nessuna avvisaglia di crisi o di stanchezza, almeno finché regge la simpatia dei protagonisti e la vivacità creativa degli autori.

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