Caos firme, ora la Procura contesta oltre mille falsi

La sfilata in Procura è iniziata. Ieri, davanti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sono arrivati i primi consiglieri provinciali e comunali del Pdl sotto inchiesta per le presunte firme false depositate a supporto delle liste «Per la Lombardia» e «Popolo delle libertà, Berlusconi per Formigoni» in occasione delle elezioni regionali del marzo scorso.
In realtà, il primo giro di interrogatori si è chiuso abbastanza in fretta. Perché dei politici convocati ieri, in pochi hanno deciso di presentarsi. E ancora meno hanno risposto alle domande del magistrato. Una di questi è Barbara Calzavara, consigliere della Provincia di Milano, assistita dall’avvocato Gaetano Pecorella, alla quale Robledo contesta qualcosa come 150 sottoscrizioni ritenute non autentiche. «Ha chiarito la sua posizione - spiega Pecorella -, è serena e convinta che da parte sua non ci sia alcun dolo». In Procura, poi, è arrivato anche il capogruppo del Pdl in via Vivaio, Massimo Turci, considerato dagli inquirenti il «recordman» delle firme false: secondo l’accusa, infatti, ne avrebbe vistate circa 700. Turci, però, si è avvalso della facoltà di nono rispondere. In realtà, il consigliere era già stato sentito nei mesi scorsi, quando l’inchiesta era ancora a carico di ignoti. I suoi legali, dunque, hanno preferito aspettare di conoscere i nuovi atti dell’indagine, e rinviare l’interrogatorio. Nell’ufficio del pm erano attesi anche Nicolò Mardegan (vicepresidente della commissione Lavoro della provincia), e Marco Martino (presidente della commissione Politiche sociali). Entrambi, però, hanno preferito inviare una lettera a Robledo per comunicare la decisione di non presentarsi, così come Franco Binaghi, consigliere della Provincia di Varese. Nel pomeriggio, poi, è stata la volta di Gianluigi Secchi, consigliere della Provincia di Pavia, e Massimo Vergani, consigliere della Provincia di Monza e Brianza.
Il numero delle sottoscrizioni ritenute non autentiche dalla procura, intanto, è aumentato.

Alle 770 firme contestate al listino «Per la Lombardia», infatti, se ne aggiungono altre 300 collegate alla lista «Popolo delle libertà, Berlusconi per Formigoni». Il totale delle autentiche finite nell’inchiesta, dunque, ha sfondato quota mille.

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