Capezzone: «Sinistra malata di autolesionismo fiscale»

Fabrizio Ravoni

da Roma

Daniele Capezzone la definisce «autolesionismo fiscale». È una sindrome che affligge il centrosinistra ogni volta che affronta l’«argomento-tasse». «Ormai il governo di centrosinistra ogni volta che parla di fisco - osserva il segretario dei radicali e presidente della commissione Attività produttive della Camera - genera paura nei contribuenti. Peggio delle tasse c’è solo l’incertezza delle tasse. Ed il centrosinistra sta diffondendo paura». Il riferimento nemmeno tanto velato è agli ultimi annunci in materia tributaria, fatti dal vice ministro dell’Economia Vincenzo Visco.
Perchè questo autolesionismo fiscale? Ed ancora, non è che con questa denuncia voi radicali vi candidate a partecipare ad una cabina di regia sulle scelte di politica economica?
«Ma quale cabina di regia! Vedo in giro tanti cineasti che fanno cabine di regie, ma le uniche cabine che frequentano davvero sono quelle degli stabilimenti balneari. Noi radicali, le nostre battaglie le facciamo a livello politico, sul campo. Ci siamo battuti a favore delle liberalizzazioni e qualcosa in questo senso si è mosso. Ora abbiamo incardinato in commissione Attività produttive un provvedimento che tende a ridurre a sette giorni le pratiche per aprire una società. Oggi sono necessari fra i 58 e gli 80 giorni. Pensi che per aprire una carrozzeria servono 78 autorizzazioni da 18 amministrazioni diverse. Con questo provvedimento firmato anche dall’opposizione puntiamo ad una grande autocertificazione di massa. Sto cercando di far diventare la commissione Attività produttive della Camera non una tribuna liberale, ma un presidio liberale. Noto, senza polemiche, che nella passata legislatura, la maggioranza, ben più ampia numericamente, un provvedimento di questo tipo non l’ha mai fatto».
Da dove nasce l «autolesionismo fiscale» del centrosinistra?
«Da un’incapacità di fondo dell’establishment del centrosinistra a relazionarsi con una grande parte del Paese. Continua a parlare solo con la Confindustria ed i sindacati e non si rende conto che esistono 6,5 milioni di imprese, piccole o micro, che non sono iscritte alla Confindustria; e che la grande maggioranza dei nuovi occupati non si riconosce nei sindacati tradizionali. Insomma, la Confindustria tradizionale ed i sindacati tradizionali non sono più rappresentativi del pianeta imprenditoriale e lavorativo. Il governo ed il centrosinistra non riescono a cogliere i segnali di modernità che vengono da fette della Uil e della Cisl e da organizzazioni come la Confapi. Il resto lo fanno le interviste fiscali di Visco».
Ma si tratta pur sempre del vice ministro dell’Economia con deleghe in materia tributaria, di cosa deve parlare Visco se non di questi argomenti?
«Già, ma in materia fiscale gli annunci producono effetti talvolta maggiori delle norme stesse. Faccio un esempio. In maniera avventata, a pochi giorni dalle elezioni, qualcuno del centrosinistra ha iniziato a parlare di tasse. In quel momento, l’Unione aveva 7-8 punti di vantaggio sulla Casa delle libertà. Come sono andate a finire le elezioni lo abbiamo visto tutti. Ed ancora. Sempre in campagna elettorale hanno iniziato a polemizzare, all’interno del centrosinistra della tassa di successione; con plafond, senza plafond. Gli effetti di queste dichiarazioni sono state un esempio dell’autolesionismo fiscale che si diffonde nella maggioranza».


Nel programma dell’Unione, però, autolesionismo o meno, c’è scritto di reintrodurre la tassa di successione ed anche di aumentare le aliquote sulle rendite finanziarie...
«Osservo solo che quando è stata eliminata, la tassa di successione dava un gettito ridicolo, inferiore ai costi dell’accertamento e di riscossione».

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