Casanova? È diventato donna

Questa volta la Scala non importa nessun ballo. L'ha prodotto da sé, da capo a piedi. Stiamo parlando de L'altro Casanova, al debutto oggi (ore 20, www.teatroallascala.org) e in cartellone al Piermarini fino al 14 aprile. Italianissimo il soggetto che attinge, pur liberamente, anzi assai liberamente, alle vicende di Messer Giacomo Casanova. E' di Roma il coreografo, Gianluca Schiavoni, dal 1992 nel Corpo di Ballo del teatro e ora alla sua prima coreografia alla Scala. Sono al 90% italiane le musiche: abbondano pagine tratte dai Concerti di Vivaldi, Albinoni, Boccherini, Malipiero. Più Schnittke, Eben e Bach (uno dei figli, non Johann Sebastian il grande). Il ruolo del titolo compete alla russa Polina Semionova, stella del teatro di Berlino Unter den Linden (la roccaforte del direttore d'orchestra Daniel Barenboim, maestro scaligero). Nei panni di Eros, il coprotagonista, c'è Gabriele Corrado. Nelle repliche successive, i ruoli principali vedranno alternarsi Marta Romagna e Mick Zeni, e la coppia Sofia Rosolini ed Eris Nezha. Alla direzione dell'orchestra, Daniele Bonizzoni, le scene sono curate da Aurelio Colombo, i costumi da Erika Carretta e le luci da Filibeck.
Ma come, Casanova incarnato da una fanciulla? Sì, perché a fare a straccetti i cuori, tanti cuori, questa volta è una donna. Schiavoni, che ha curato la drammaturgia con Andrea Forte, dice che ha pescato il tema nell'attualità: «La donna ha sempre esercitato il potere della seduzione, però velatamente, ora in modo dichiarato. Le donne sono più emancipate, e non badano se voci malevole si levano sul proprio conto quando si comportano da Casanova». Però, guai a pensare che questo spettacolo sia un inno al libertinaggio femminile, perché L'altro Casanava finisce male, «fa la fine di tutti i seduttori impenitenti», dice Schiavone. Che assicura: «in questo lavoro non c'è nessun intento moralistico», ma il fatto che poi la vicenda precipiti, forse una tiratina d'orecchie a chi seduce, sciupa e abbandona la dà. Il ruolo sembra tagliato su misura per Polina Semionova, ospite alla Scala dal 2007. Dice Schiavone: «Lei ha carisma e fascino, ma anche forza e virilità». Insomma, parrebbe una dolce androgina: «Sì, è un tema d'attualità. Il mondo è pieno di donne e uomini che cambiano partner in continuazione e non costruiscono rapporti duraturi», chiosa la Semionova, sintetica, più in confidenza con la sbarra che con la parola. Sono tre i protagonisti di questo balletto: oltre a Casanova, ci sono trenta ballerini del Corpo di ballo. Ed Eros: «Casanova è innamorato di una sola cosa: l'amore, ecco perché ho pensato di metterlo in relazione a un personaggio come Eros», spiega Schiavoni. Che descrive la propria coreografia come «una danza moderna intossicata di figure settecentesche». Del resto, settecentesca è pure la maggior parte delle musiche che fa da colonna sonora alle imprese della «Signora Casanova». Un potpourri messo a punto dal musicologo Franco Pulcini che fa chiudere il balletto da pagine del russo Schnittke, una delle figure di punta del secolo scorso. E che Schiavone definisce «un Mozart che si fuma uno spinello». E spiega: «Pare un musicista manierato e galante che, in preda ai funghi allucinogeni, si veda proiettato in età future che si susseguono in un caleidoscopio di deformazioni stilistico-temporali». Sulla scena, una Venezia da sogno: vagamente settecentesca ma pronta a mutare, con vestiti-lampadari e un turbinio di vele di seta rossa.
Makhar Vaziev, dal 2008 direttore del Corpo del ballo scaligero, spiega che questo spettacolo dovrebbe avviare una nuova tendenza alla Scala, «che vorrei fosse impegnata in un progetto italiano come questo almeno una volta all'anno».

E ancora, il pensiero di Vaziev corre al teatro dove ha lavorato per anni, il Marinskij di San Pietroburgo: «Mettevamo in scena 140 spettacoli all'anno, tra cui nuovi lavori. Non dico che alla Scala si debba arrivare a tanto, però…».

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