Cassano, Moratti-follia per dimenticare Ibra

Il barese piace al presidente, nonostante le leggende metropolitane che girano a Genova. Ma alla Samp giurano: "L’unica stranezza è un bicchiere di latte prima della partita". Il prezzo, si può avere per 15 milioni e non solo in contanti

Cassano, Moratti-follia 
per dimenticare Ibra

Un altro personaggio speciale, all'Inter non mancano mai: da Nyers a Ibrahimovic la lista è ricca di nomi illustri, gente di talento purissimo, con la testa un po' balzana e i piedi speciali. All'elenco rischia di aggiungersi, se poi di rischio si tratta, Antonio Cassano, il ragazzo di Bari Vecchia che tanto ragazzo non è più e che al calcio deve molto. Nella sua biografia ha avuto il coraggio di ammettere: «Se non fossi diventato qualcuno nel mondo del pallone, sarei diventato un mezzo delinquente, mi sarei perso come tanti miei compagni di strada».
In realtà gli è mancato poco di uscire dal mondo dorato dello sport dopo aver compiuto bischerate in serie a Roma e Madrid. E pensare che in entrambe le circostanze ha avuto in Fabio Capello non solo un allenatore, ma un maestro di vita, un secondo padre, una specie di tutor. Adesso che ha messo la testa a posto, riconosce di aver sbagliato: «Mi vergogno al pensiero di aver fatto impazzire tanta gente». Ma ci sono voluti l'intuito di Marotta, la generosità di Garrone e l'applicazione di Mazzarri per riportarlo al grande calcio nella Sampdoria.
A Moratti piace tantissimo. È lui il giocatore che potrebbe rimpiazzare nel cuore del presidente, e magari del popolo nerazzurro, l'amarezza legata alla partenza di Ibrahimovic. «Purché non faccia la stessa fine di Recoba», il commento di un sodale. L'uruguaiano, come ben sanno i tifosi della Centenaria, non è mai riuscito a strappare un posto in prima squadra nonostante l'appoggio del patron e la benevolenza di alcuni allenatori. Niente da fare. In autunno l'Alvaro vagava già fra panchina e tribuna, accusato di lavorare poco e male, soprattutto di non fare gruppo. Per sua fortuna, Cassano ha superato quella fase d'inedia intellettuale che lo portava a estraniarsi dal gruppo. Di lui Mazzarri, l'allenatore che l'ha ricostruito a Genova, dice cose bellissime: «Gli ho fatto capire che era al crocevia della carriera: o lavori duro o vai fuori dal sistema. E lui mi ha seguito. In compenso gli ho costruito una squadra su misura come fa un sarto con un abito fatto a mano. Ma quanta pazienza ho avuto...».
Un calciatore unico, ne è consapevole anche Mourinho. Il tecnico portoghese ha apprezzato le sue giocate, il suo modo di stare in campo, la facilità con cui va a segno (21 reti negli ultimi due campionati) e l'altruismo, perfino eccessivo in certi casi. Quanto ad assist non è secondo a nessuno. «E chi manda in gol i compagni, sa stare in una squadra», lo slogan di Speciale One. Fosse più consistente sul piano fisico e meno lezioso in certi frangenti, soprattutto davanti alla porta avversaria, sarebbe già dell'Inter. Ma può ancora diventarlo, dipende dall'andamento della campagna acquisti. Il costo è abbordabile, sui 15 milioni, parte in contanti, parte in giocatori. «Di meno non si può perché la Sampdoria deve al Real Madrid la metà di quanto incassa sopra i 5 milioni», il pensiero di Marotta, dg della società doriana. Dai e dai, Cassano vestirà nerazzurro perché rappresenta l'essenza del calcio caro a Moratti, fatto di sentimento, emozione, estetica. Di lui Mourinho apprezzerà il comportamento in allenamento dove fa il diavolo a quattro pur di non perdere una sola sfida.
Nel frattempo continuano a fiorire le leggende metropolitane sul giovanotto. Del tipo che i compagni l'avrebbero confinato in una specie di spogliatoio personale per evitarne gli sfottò sotto la doccia, e non solo. Ma a Marassi - dicono alla Samp - lo stanzone è unico. E a Bogliasco, dove la squadra si allena in un impianto bonsai, non c'è posto neppure per allestire uno sgabuzzino. Piuttosto Cassano sente così tanto la partita che, prima di andarsi a cambiare, si ferma in segreteria per bere un bicchiere di latte, proprio così, un bicchiere di latte. Lo rilassa. Altro che ribelle.
Balotelli ne ha tessuto gli elogi: «Sul razzismo è stato unico. Mi ha spiegato come frenare i lati del carattere che abbiamo in comune. Ho conosciuto una persona completamente diversa da quella che avevo in testa».

Già perché a Cassano, che non ha avuto una gioventù facilissima, non gli si ferma più la vena. È il suo modo di spiegare i momenti, ormai lontani, di raptus. Ne sanno qualcosa i ragazzini incrociati fuori dal campo, prima lo infastidivano, adesso sono di famiglia. Non sembra neanche da Inter.

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