Il castello del parco-giochi trasformato in alcova

Il castello del parco-giochi  trasformato in alcova

Ferruccio Repetti

«Ma che bel castello, marcondiro-dirondello. Che ne dici se lo trasformiamo in alcova?». Messa così, la proposta del giovinotto di Sarzana alla partner altrettanto giovine e assatanata non poteva non suonare invitante. Tanto più che quel bel castello di legno era privo, al momento, degli abituali inquilini, i bimbi che frequentano il parco giochi della ridente località dello Spezzino. I due gagliardi, ricchi d’iniziativa e poveri in canna, si liberano dei vestimenti e si ficcano nel pied-a-terre improvvisato, decisi a sperimentare quanto appreso nel corso in cd rom «Come farlo lo stesso quando manca il tetto». Ai preliminari, nessuno li disturba. E loro danno sfogo alla passione, rilasciando tali e tanti gorgheggi da attirare frotte di gatti in calore. Solo che a un certo punto, a essere attirato dai mugolii piuttosto inusuali in un parco giochi è anche un consigliere comunale, padre di un bimbo che vorrebbe usufruire del castello per scopi diversi. È un attimo: il sonoro in uscita già non lascia dubbi, ma è la visione l’autentica prova provata. Il babbo-consigliere, anche in veste di pubblico ufficiale, vince l’incredulità, si fa coraggio e varca la soglia (sebbene uno sguardo attraverso la finestra potesse ampiamente bastare). La scena che si presenta non è proprio da film a luci rosse: i due colombi sono nudi, sì, e si agitano anche, e ci mettono tanta buona volontà.

Ma si vede subito che hanno dei problemi. Un conto è il cd, un altro conto è la pratica nel castello marcondiro-dirondello! E lei, mortificata, confessa: «Come si fa, con tutti quei gatti a fare da spettatori... Sono loro che mi fanno venire l’orgasmo».

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