Quei dubbi di Marina Berlusconi sul ritorno di Donald Trump: no a paragoni con papà

In privato la presidente Mondadori riflette sulla possibile rielezione

Quei dubbi di Marina Berlusconi sul ritorno di Donald Trump: no a paragoni con papà
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Pensieri, consigli, riflessioni e ragionamenti per la costruzione di una forza moderata capace di riconquistare centralità. Nelle ultime settimane la visibilità politico-mediatica di Marina (foto) e Pier Silvio Berlusconi è costantemente aumentata. Prima l'intervista della presidente della Mondadori al Corriere della Sera, in cui la primogenita del Cavaliere ha espresso la sua idea di una destra conservatrice moderna e aperta sui diritti civili. Poi la conferenza stampa di Piersilvio Berlusconi, per la presentazione dei palinsesti Mediaset con l'ammissione di una sua fascinazione per la politica, una attrazione comunque non foriera di una sua futura discesa in campo. E poi ancora il pranzo di Antonio Tajani con Gianni Letta, Marina e Piersilvio Berlusconi, appuntamento di routine diventato nella narrazione giornalistica un confronto sul restyling di Forza Italia.

L'ultimo tassello di questa mini-offensiva mediatica è l'articolo con cui Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, ieri ha raccontato in maniera molto chiara il severo giudizio di Marina su Donald Trump. «Bisognerebbe sapere quello che Marina Berlusconi dice in privato sul populismo trumpiano per capire perché oggi chiunque tenti di tracciare un parallelismo tra Silvio Berlusconi e Donald Trump non sta facendo altro che avallare, legittimare e alimentare un'impostura politica» scrive Cerasa. «Trump incarna la paura, l'isolazionismo, il nazionalismo, l'estremismo, il radicalismo, il complottismo e il protezionismo, mentre il fondatore del centrodestra italiano ha incarnato l'opposto: l'apertura, l'ottimismo, il multilateralismo, l'europeismo, l'antinazionalismo, la difesa della globalizzazione. Bisognerebbe ascoltare Marina Berlusconi per capire che è sufficiente osservare il famoso Project 2025, il Piano della destra trumpiana, per capire che chi vuole ridurre i diritti civili non è un modello da emulare». D'altra parte lo stesso Silvio Berlusconi non ebbe mai per Trump la stessa simpatia provata per altri esponenti repubblicani, George W. Bush in testa. E in occasione dell'assalto dei sostenitori di Trump a Capitol Hill, in una intervista a il Giornale, dettò parole molto dure. «L'atteggiamento di Donald Trump rischia di minare lo spirito della nazione americana e della sua democrazia liberale. Trump ha ottenuto anche risultati positivi con la politica di tagli fiscali, così come ha favorito lo storico processo di pace fra Israele e diversi Paesi del mondo islamico».

Berlusconi ricordava che il Pantheon del «nostro centrodestra», comprende «Winston Churchill, Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Helmut Kohl, George W. Bush. In questo tragico episodio la destra americana non è certamente la destra repubblicana che noi abbiamo sempre apprezzato».

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