«Appoggia il terrorismo», «lede i diritti umani», è «colpevole nei confronti delle vittime». E per questo deve pagare: 5 miliardi di dollari. E' la causa stratosferica intentata dalla Ong Freedom Watch e da alcuni esuli venezuelani nei confronti del presidente Hugo Chavez, di alcuni funzionari di governo e dell'azienda petrolifera statale Pdvsa. Questo esposto segue a una prima causa depositata già ad aprile in cui si chiedeva un rimborso alle vittime del terrorismo per un miliardo di dollari. I ricorrenti definiscono Chavez e i suoi fedelissimi «complici della guerriglia colombiana delle Farc» e addirittura «complici di Al Qaeda». I dirigenti denunciati sono i massimi vertici dell'intelligence di Caracas.
Nell'esposto miliardario viene anche inserita l'azienda petrolifera Citgo, controllata da Pdvsa, «che commercializza derivati del petrolio venezuelano e distribuisce fondi per appoggiare i crimini». Secondo l'avvocato Larry Klayman, che segue questa causa collettiva, il presidente venezuelano avrebbe «utilizzato i soldi del petrolio per finanziarie attività di organizzazioni terroriste». Chavez sarebbe «in strette relazioni anche con Hamas e Hezbollah». Tra le persone che hanno fatto ricorso, spiega l'avvocato, c'è anche «una dona colpita da presunti sicari dopo che il marito aveva denunciato alcune irregolarità in imprese statali».
L'esposto è stato presentato al tribunale federale di Miami: «Speriamo che il Venezuela si presenti a giudizio - afferma il portavoce dei ricorrenti, Ricardo Guanipa - se il governo non lo farà, si metterà nelle condizioni di essere condannato». Guanipa è l'esule venezuelano che appoggia la Ong in questa avventura giudiziaria contro Chavez: giornalista fino al 2004 a Caracas, dove lavorava per Radio Marti, è poi fuggito a Miami a causa di «minacce da parte del governo di Chavez».
Nonostante l'amministrazione di Barack Obama stia tentando un avvicinamento al governo venezuelano rispetto alla linea di rottura seguita dal predecessore Bush, sono arrivate oggi altre critiche al «caudillo» dagli Stati Uniti: il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), con sede a New York, dichiara che Chavez «deve astenersi dal pronunciare accuse senza fondamento e commenti di minaccia che possano avere un effetto d'inibizione nei confronti della stampa».
Secondo un sondaggio dell'agenzia di Caracas Datanalisis, il gradimento di Chavez tra i venezuelani è al 59% in base all'ultimo rilevamento di marzo, due punti in meno rispetto a febbraio.
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