Adesso so come si chiamano, ho i loro numeri di telefono e, se ne avessi bisogno, posso contattarli, come ci hanno tenuto loro stessi a precisare, «in qualsiasi momento». In corso Como, fulcro della movida milanese, ma anche in viale Monza, a una certa ora - tra mezzanotte e le due - incontrare il tipo giusto e comprare dose di «bamba» (la cocaina) è facile e rapido quanto chiedere a un barista di prepararti un drink. Magari aspetti un po di più. Magari ci stai più attento perché le cifre che girano, gli sguardi, gli ammiccamenti, ma soprattutto la materia prima - la droga - non sono esattamente gli stessi scambiati al bar prima di sorseggiare un beverone. Ma il tempo che passa tra la richiesta e larrivo della merce - ventisei minuti nel nostro caso - non è sufficiente per riuscire ad annoiarsi.
Venerdì sera il «mio» spacciatore lho incontrato per caso. Premetto che era la prima volta che mimprovvisavo acquirente di quella polvere bianca che a Milano sembra non mancare mai. E che mi sentivo fuori posto e anche un po ridicola. Sapevo che era facile e mi sono buttata, sperando di non fare io la figura della «bamba» (che, nel caso specifico, significa pirla) ma non immaginavo fosse davvero «così» facile. E soprattutto rapido. Hazim me lo sono trovata davanti allimprovviso proprio in corso Como. Vestito grigio perla, cravatta rossa e camicia bordeaux, i capelli neri e ricci gellati allindietro, mi sorride: fa il buttadentro, invita la gente a visitare un bar-discoteca. «Vuoi entrare a bere qualcosa in questo locale? - mi propone indicandomi un posto allinterno di via di Tocqueville - È carino, ti accompagno». «No, mi serve unaltra cosa» gli rispondo guardandolo dritto negli occhi: parlare esplicitamente in certi ambienti è inutile e rischioso. Lui infatti capisce subito, mi prende gentilmente per un braccio, lo seguo lungo viale Don Sturzo e poi in via Rosales. «Arriva dallOlanda - spiega senza preamboli -. Un grammo 100 euro, ma è ottima, garantisco io, è roba mia». Io annuisco, mentre camminiamo e ci fermiamo a bere un caffé in un bar di viale Monte Grappa, lui parla al telefonino in inglese con un tizio, esortandolo a sbrigarsi. «Arriva subito, è un senegalese, vende roba per me in piazzale Maciachini...Senti: se gli paghi il taxi, ti vendo una dose e mezzo, un grammo e mezzo di coca, per 150 euro, tutto compreso». Cerco di contrattare, Hazim è gentile e molto garbato, ma irremovibile. Chiacchieriamo. Con la sua «erre» arrotata mi racconta di essere in attesa di permesso di soggiorno, ha già la ricevuta. «Un amico mio ha finto di assumermi come badante...Sono qui da 4 anni con mio fratello che fa il muratore, siamo entrambi di Giza. Sono un massaggiatore professionista, ho lavorato anche al Principe di Savoia, ma non ci sbarco il lunario...Qui in corso Como conosco tutti, sai? Ma tu che fai nella vita? Non sarai mica una poliziotta? Scusa sai, ma adesso, con la storia di Belen e dello spaccio nei locali ci controllano moltissimo...».
Mentre gli racconto di essere una farmacista, ci raggiunge il senegalese. Siamo allangolo tra corso Garibaldi e via Marsala. Il passaggio della droga tra i due è velocissimo e impercettibile. Prima di consegnarmela e farsi pagare, però, Hazim, mi fa camminare a lungo tra via San Marco, via Solferino e via Castelfidardo senza mai smettere di guardarsi le spalle. In via Milazzo finalmente mi consegna le due palline. «Dammi il tuo numero: possiamo fare affari insieme - mi propone prima di andarsene ed essersi intascato il denaro -. Se tu mi porti Viagra, Roipnol (un noto ipnotico) e Tramadol (un farmaco oppiaceo simile al metadone) io ti do la coca migliore e, magari, te la sconto. La gente cerca questi farmaci quasi quanto la bamba e lecstasy da queste parti, sapessi che richiesta cè...».
Unora dopo, intorno alle 2.30, in viale Monza è tutta unaltra storia. Mi sono rimasti solo 50 euro, ma stavolta è lo spacciatore a cercare me, allangolo con via dei Transiti. È un ragazzino, sbrigativo, malvestito e anche brutale. Si chiama Nadir, anche lui mi lascia subito il suo numero. «La bamba io ce lho sempre, quando vuoi bella..» dice saltellando. Finge di telefonare, poi pretende subito i soldi e, mentre cammina sul marciapiedi, mi passa la pallina di cocaina, saluta e scappa.
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