Le cellule Natural Killer impiegate per la cura delle leucemie ad alto rischio

S i è svolto recentemente presso l'Accademia di medicina di Torino un incontro dal titolo «Le cellule Natural Killer: dal laboratorio alla cura di leucemie ad alto rischio». Relatore il professor Lorenzo Moretta (direttore scientifico e del dipartimento di medicina sperimentale dell'Istituto Gaslini di Genova). Il trapianto allogenico di midollo osseo o di cellule staminali emopoietiche (CSE) è usato su larga scala nel trattamento di pazienti affetti da leucemie ad alto rischio. Ha il duplice scopo di ricostituire il midollo normale distrutto dalla chemioterapia e radioterapia e di esercitare un importante effetto anti-tumorale. Grazie a tale approccio terapeutico è stato possibile trattare con successo migliaia di pazienti. I primi trapianti di midollo sono stati eseguiti utilizzando, come donatori, familiari con antigeni di istocompatibilità HLA identici a quelli del paziente (fratelli o cugini primi). Successivamente, si è sopperito alla mancanza di un donatore familiare idoneo grazie all'utilizzo di donatori non correlati, compatibili per i principali antigeni HLA. Tuttavia, in oltre il 40% dei casi, non è possibile reperire un donatore compatibile (o reperirlo in tempo utile) con conseguenze drammatiche per i pazienti. La frontiera più recente ed avanzata del trapianto allogenico di CSE è rappresentata dal trapianto aploidentico (tipicamente il trapianto da genitore), nel quale donatore e ricevente differiscono per la metà del genoma e quindi anche degli antigeni HLA. Mentre nel caso di trapianti HLA-compatibili l'effetto anti-leucemico è dovuto ai linfociti T del donatore, nel trapianto aploidentico (in cui vengono eliminati tutti i linfociti T per evitare una gravissima reazione di rigetto contro l'ospite, GVH) l'effetto anti-tumorale è mediato dalle cellule natural killer (NK) derivate dalle CSE del donatore. Le cellule NK sono cellule dell'immunità innata, dotate di potente attività citotossica. Sulla loro superficie vi sono diversi recettori rilevanti. Alcuni di questi hanno attività inibitoria e sono specifici per antigeni HLA.

Inoltre, ciascuna cellula NK possiede almeno un tipo di recettore in grado di riconoscere antigeni HLA propri (self). Questo meccanismo di sicurezza previene l'attacco delle cellule NK contro cellule self normali. La situazione può cambiare in caso di trasformazione tumorale o infezione da parte di virus.
gloriasj@unipr.it

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