Le cene gemelle dei ministri a casa Vespa

di Valeria Braghieri

Come faccia Bruno Vespa a non annoiarsi di se stesso è uno di quegli insondabili misteri che nell’immaginario comune sta tra i cerchietti lasciati dagli ufo e le lacrime estemporanee di qualche Madonna. Cambia il mondo, ma lui resta sempre, tenacemente, coriacemente, Vespa: a casa, in televisione, d’estate, d’inverno. Adesso si è messo a dare cene. Sembra le abbia sempre date in realtà, però un tempo erano un paio all’anno, fissate in calendario sempre nel mese di luglio, nessuno ne parlava e lo spirito era quello di ricambiare gli inviti ricevuti durante la stagione. Oggi invece, Vespa si è messo a fare Maria Angiolillo. Le serate sono diventate tre, ha invitato mezzo governo e tutti i giornali ne hanno scritto. I ministri, le consorti, i direttori di giornali, le mise scelte con cura, la terrazza con vista su San Pietro, l’attico e il superattico...
Per carità, la politica la si è sempre fatta da Vespa (maestro televisivamente inarrivabile), però con questa storia del tornare ad «attovagliarsi» come amano dire a Roma, facendo la conta di chi conta, ha ricatapultato la società capitolina indietro di quindici anni almeno, all’epoca della signora dei salotti romani appunto. Ormai, dai salotti, si era spostato tutto in tv. A Porta a porta, per esempio, o negli altri contenitori di talk che sembrano delle vetrinette: quelle con dentro le statuine di Capodimonte e i libri sistemati per colore di copertina anziché per argomento. Pensavamo di aver confinato tutto lì, e invece Vespa ci ha rimbalzati al punto di partenza come la candela del Monopoli. Organizzando tre serate che sono state più un messaggio per quelli che non c’erano che per i tanti accorsi. Perché è così che funzionano queste cose: sono gli assenti la vera notizia.
La settimana scorsa c’è stata la «cena delle cene»: dodici commensali selezionatissimi tra i quali il premier Silvio Berlusconi accompagnato dalla figlia Marina, Gianni Letta, Cesare Geronzi, Mario Draghi, Pier Ferdinando Casini e il cardinal Tarcisio Bertone.
Questa settimana è stata la volta delle «cene gemelle»: una mercoledì e una giovedì. Stessi vini, stesso menù, stesso numero di ministri una sera e l’altra. Sei tavoli da dodici posti l’uno apparecchiati sulla terrazza mediaticamente più bersagliata dell’anno (la terrazza, come del resto tutta la casa di Propaganda Fide, è stata affittata al conduttore dal cardinale Sepe in persona) e sotto la città eterna. Mercoledì si è partiti con: Angelino Alfano (sopraggiunto in ritardo), Ignazio La Russa, il direttore generale della Rai Mauro Masi (con fiamma bionda), Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri (entrambi perennemente attaccati al cellulare), Giancarlo Galan, Altero Matteoli, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e Renata Polverini (allegra, ciarliera, con abito a fiori). Bruno Vespa e la moglie, Augusta Iannini, perfetti e solerti padroni di casa, hanno sapientemente dosato attenzioni in parti uguali a ognuno dei commensali.
Giovedì, repetita iuvant. Tutti a casa di Bruno. Di nuovo. Toccava agli altri ministri e agli altri giornalisti. Quindi: Renato Brunetta (neofita del «partito Vespa» e quindi ammiratissimo della terrazza che ha anche uno «sdoppino» al quale si accede da una scala di metallo), Franco Frattini (con giovane moglie appena sposata), Michela Brambilla in scollatissimo abito nero, il sindaco Gianni Alemanno (con la moglie, Isabella Rauti), Francesco Rutelli (ovviamente con Barbara Palombelli), il direttore del Tg5 (stavolta quello del Tg5...

) Clemente Mimun, Paolo Bonaiuti (trafitto per tutta la sera dagli sms), Franco Caltagirone, Angelo Rizzoli (con la consorte Melania), Maurizio Sacconi, Stefano Folli e il presidente di Medusa, Carlo Rossella. Chiacchiere, vino, agenda politica e il gran sollievo di esserci.
Poi, verso mezzanotte e mezzo, sono passati i titoli di coda.

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