Che affare per i politici trovare casa a Roma

Sinistra, opposizione e sindacati: in pochi hanno resistito alla tentazione di acquistare immobili a prezzi di favore Dalla moglie di Veltroni, che spese 373mila euro per 190 metri quadrati, a Casini: comprò un intero stabile a 1,8 milioni

Che affare per i politici trovare casa a Roma

Roma - Il patrimonio immobiliare capitolino, pubblico o quasi, è una mucca generosa alle cui mammelle quasi tutti i potenti si sono attaccati. Ministri, parlamentari, leader di partito, magistrati hanno riposato i loro stanchi lembi tra accoglienti mura a basso prezzo, spesso in zone di pregio (noblesse oblige). Un tempo fu Affittopoli, che smascherò politici di vaglia ospiti di case di enti pubblici ad affitti da pensione sociale. Poi negli ultimi anni - anni di cartolarizzazione selvaggia del patrimonio immobiliare pubblico - i potenti hanno preferito acquistare direttamente. Investire nel mattone, sport prediletto dall’italiano. A prezzi molto inferiori a quelli di mercato, s’intende. E che si sia trattato di favoritismi o del semplice approfittare di un’opportunità offerta da leggi rilassate, poco importa.
I nomi sono tutti da prima pagina e furono svelati qualche tempo fa da L’Espresso in un’inchiesta che fece indignare non poco gli italiani. Parliamo di politici di ogni schieramento, ma soprattutto di sinistra. Come l’ex sindaco di Roma ed ex candidato premier Walter Veltroni, la cui moglie Flavia Prisco ha acquistato nel 2005 per 373mila euro un appartamento di 190 metri quadri in un prestigioso palazzo di via Velletri di proprietà dell’Inpdai, a due passi da via Veneto. Un quartierino che oggi secondo i borsini immobiliari online vale circa 1.300.000 euro.
Non disse male nemmeno alla famiglia di Pier Ferdinando Casini, oggi come allora leader dell’Udc. Quando era ancora sposato con Roberta Lubich, svelò L’Espresso, il leader centrista aveva acquistato un intero stabile in via Clitunno, nel borghesissimo quartiere Trieste, di proprietà delle Generali, poi transitato per le mani di una società di proprietà di un amico di famiglia e infine spezzettato tra l’ex moglie, due figlie e una suocera. Un affare costato in definitiva 1,8 milioni di euro: un affarone per cinque appartamenti e 30 vani in totale, del valore attuale di circa 6mila euro al metro quadro.
Poi c’è il caso di Franco Marini, ex presidente del Senato, che ha acquistato nel 2007 dalla Scip (ex Inpdai) una casa su due piani e composta da 14 vani in via Lima ai Parioli al prezzo totale di 1 milione di euro, almeno un quarto del valore di mercato. Lui accusò il colpo, precisò che uno dei due piano è uno scantinato da lui aggiustato, chiese all’Espresso di pubblicare una sua precisazione, e si tenne la casa, naturalmente.
L’acquisto di una casa fu confessato anche da Luciano Violante, già presidente della Camera, che contestò però la descrizione del suo appartamento ex Ina in via Sant’Eufemia, ai Fori Imperiali, rilevato da Pirelli Re per 327mila euro. L’Espresso parlò di soggiorno, quattro camere, accessori, disimpegno, terrazzo al piano più terrazzo superiore. Lui, l’ex magistrato, ridimensionò così: «L’alloggio è di 70 metri quadri circa. Era già abitato da me. Ha un pianerottolo di due metri quadri con una scala che porta al piano superiore dove ci sono due stanze, bagno e cucina e due terrazze che si affacciano sul cortile interno». Quanto a Raffaele Bonanni, nel 2005 ha acquistato dalla Scip, che l’aveva rilevato dall’Inps, un appartamento al sesto piano di via Perugino al Flaminio per 201mila euro: considerato che è una casa di otto vani con cantina il suo valore di mercato attuale non può essere inferiore ai 700mila euro.

E Francesco Proietti detto Checchino, l’ex segretario di Fini oggi deputato di Fli? Nel 2004 sua figlia ha acquistato una casa ex Ina dalle generali in via del Serafico, splendido angolo dell’Eur: una casa grande, con terrazza su tre lati, salone, due camere, disimpegno, posto auto e cantina: il tutto per 267mila euro. Non proprio un regalo, ma comunque un grande affare proibito a un cittadino comune. Ma qui non parliamo certo di cittadini comuni.

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