Chi accostava l'Italia alla Corea si offende sulla Germania Est

Il Pd definì "sudamericane" alcune riforme, mentre l’Mpa ci paragonò alla Libia

Roma No, la Germania Est no! Nell’atlante del disprezzo la vecchia cara Ddr dominata dalla Stasi e dal terrore e così cara agli ex comunisti non ha diritto di cittadinanza. Naturalmente se ad accostarvi l’Italia - a mo’ di iperbole - è il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Che l’altra Germania, quella comunista esistita dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino, la cita in un’intervista rilasciata al Foglio e pubblicata oggi, ma di cui ieri sono stati resi noti ampi stralci.
Il premier si riferisce alle «inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle “vite degli altri” che si faceva nella Germania comunista». Ma il paragone non piace per niente al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini: «Berlusconi ha perso la testa: paragonare l’Italia alla Germania dell’Est è da puro irresponsabile, in particolare per il presidente del Consiglio che dovrebbe a cuore le sorti del nostro Paese». Addirittura. E non finisce qui: un paragone del genere è «insultante, se pensiamo ai morti nei gulag, e si dovrebbero rivoltare contro questa disinvoltura tutti gli elettori italiani», rincara la dose il leader centrista. Che conclude: «Berlusconi ha perso la bussola, credo che questa sia una grande questione politica e istituzionale che abbiamo davanti».
Casini dimentica però che l’opposizione usa spesso la geografia del disprezzo, senza trovarla mai né «irrispettosa» né «insultante». Non più di qualche mese fa fu Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia e leader dell’Mpa - guarda caso un movimento appartenente come l’Udc di Casini al fantomatico terzo polo - a usare in modo fantasioso il mappamondo per difendere Gianfranco Fini dall’inchiesta Montecarlo: «Il metodo Boffo - disse Lombardo - appartiene a paesi come Bielorussia e Libia, non a quelli democratici come l’Italia è e vuole restare». All’epoca però nessuno si ritenne insultato da questo paragone. Così come sono passati inosservate le tante volte in cui, per ingigantire i problemi economici dell’Italia, esponenti dell’opposizione hanno garantito che il nostro Paese avrebbe fatto la fine della Grecia in bancarotta. Non ultimo Beppe Grillo, che un anno fa sul suo blog giocò a fare la Cassandra: «L’Italia fallirà come la Grecia».
L’Europa dell’Est è sempre molto gettonata dai denigratori in servizio permanente effettivo. Sentite Paola Concia, deputata del Pd, a proposito dei diritti degli omosessuali: «Noi in Europa siamo percepiti come un paese molto più simile alla Serbia o alla Bielorussia, piuttosto che alla Francia». Quanto al capo dell’onorevole Concia, il leader del Pd Pierluigi Bersani, preferisce sfogliare altre pagine dell’atlante.

Il segretario democratico una volta dice «no a riforme alla sudamericana», un’altra afferma: «I problemi marciscono e, quando si allude ai problemi, il governo li riduce a una farsa propagandistica affidata a Tg di regime che fanno interviste di cui ci si vergognerebbe in Corea del Nord». Sarà, ma quando si vuole andare giù duro, quasi sempre viene in mente un Paese comunista. Anche a Bersani.

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