«Chi vota arancione non voterebbe Fi e An»

«Chi vota arancione non voterebbe Fi e An»

(...) Posso confermare, comunque, quello che ho sempre sostenuto: sono disponibile a candidarmi, se ci sarà naturalmente la piena sintonia con il Pdl. Ma oggi non serve ufficializzare il nome del candidato». A questo punto, parte la gratificazione agli alleati del centrodestra: «Mai siamo andati così d’accordo come ora in Liguria. Certo - aggiunge Biasotti, nel suo consueto riferimento burlandiano al curaro - non faccio come Burlando che non può toccare un assessore perché altrimenti i suoi lo massacrano. Le mie caratteristiche non le cambio». Si chiude praticamente qui la riunione di ieri del coordinamento degli Arancioni al Teatro della Gioventù, che ha dato il via ufficiale, fra l’altro, al direttivo per Genova e il Ponente e a quello del Tigullio. Una maniera per rendere concreta e capillare - dichiara il braccio destro di Biasotti, Gianni Barci, coordinatore regionale della Lista - la nostra presenza nella regione, ai vari livelli, con una struttura sempre più efficiente», anche in vista degli Stati generali della coalizione in programma a Varazze il 21 e 22 novembre.
Altro che sciogliersi! Da queste parti si parla solo in termini di rilancio. Soprattutto da parte dei più recenti aderenti alla causa, come Matteo Fusaro, ex Nuovo Psi, che ha ricevuto la delega ai Porti con Cesare Rocca: «Di confluenza nel Pdl è giusto parlare a livello nazionale. Ma a livello locale ci sono esigenze diverse, e allora noi possiamo rappresentare un arricchimento. Fondamentale, in ogni caso, è essere d’accordo sui programmi». Aggiunge Walter Pilloni, responsabile del settore Industria, ricerca e sviluppo, all’unisono con Enrico Cimaschi, membro di diritto eletto del Coordinamento, e Andrea Cevasco, neo-responsabile con Emanuele Mattiello dei rapporti con la stampa: «Biasotti e la sua Lista rappresentano la vera novità della politica cittadina e regionale». E allora «manteniamo la nostra diversità» insiste il grande capo, spronando e galvanizzando il suo plotone per le prossime scadenze: «Ci sembra giusto conservare le nostre caratteristiche di spontaneità. Entreremo nel popolo della libertà se verremo riconosciuti come elemento politico importante. Io sono ben consapevole e orgoglioso di essere un deputato del Pdl. Ma - questo il ragionamento di Biasotti - se nello schieramento di centrodestra restano le identità del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo in Sicilia o dei Pensionati di Carlo Fatuzzo, mi sembra opportuno che restiamo anche noi».
Intanto la parola d’ordine della Lista Biasotti - che si accredita di un 8-10 per cento a livello regionale, con punte del 15 a Genova - è: «Strutturiamoci!». E lo fa, attribuendo incarichi e responsabilità. Fanno pace, pubblicamente, anche i liberali Beppe Damasio e Massimo Alfieri, entrambi ora membri di diritto eletti nel Coordinamento, che non avevano mancato negli scorsi mesi di «beccarsi», anche se con spirito sempre costruttivo. Come dire: le varie anime del movimento, liberale, socialista, cattolica, hanno pieno diritto di cittadinanza e di confronto.

«Non dimentichiamo - conclude Biasotti - che chi ha votato noi (plurale maiestatis, ndr), magari non avrebbe mai votato Forza Italia o Alleanza nazionale». Vogliamo buttare via questo «fattore più»? Biasotti, di certo, non ci pensa nemmeno.

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