Chiamatela pure Portogallo League. La seconda competizione continentale regalerà domani sera la prima finale tutta lusitana della storia delle Coppe europee (l'ottavo derby nella specifica competizione, l'impresa era riuscita solo a Italia, Spagna e Inghilterra). A Dublino si sfideranno il Porto, campione della Super Liga (la serie A portoghese) e lo Sporting Braga, quarta forza del torneo e al debutto in una finale di Coppa. La squadra di Villas Boas è nettamente favorita secondo i bookmakers: una sua vittoria entro i 90 minuti è data a 1,48, il pareggio a 4, il successo dello Sporting Braga a 6,30. D'altronde nella sua storia, il Porto vanta tre finali (una di Champions nel 2003 e due di Coppa Uefa nel 1987 e nel 2004) tutte vinte. Riuscirà il Braga, vincitore di una sola Coppa del Portogallo nel 1966 e dell'ultimo Intertoto prima della «soppressione» della Coppa Uefa, a ribaltare i pronostici?
Allo Stadio Aviva di Dublino (50mila spettatori), inaugurato nel 2010 sul sito dove si trovava il vecchio Lansdowne Road, demolito nel 2007, ci saranno in passerella i pezzi pregiati del Porto, dal difensore Rolando che piace molto alla Juventus all'attaccante brasiliano Hulk, nel mirino del Milan. E che dire di Radamel Falcao, detto El Tigre: 17 reti nell'Europa League di quest'anno, compreso il gol segnato al Genk nel preliminare, un primato assoluto visto che nessun giocatore (da Raul a Inzaghi, da Puskas al Klinsmann fermatosi a 15 nell'Uefa 1995-96) aveva realizzato così tanto in una stagione europea.
Poi c'è la sfida tra i due più giovani e migliori tecnici del panorama lusitano. Andrè Villas Boas, 33 anni, considerato il nuovo Mourinho (di cui è l'allievo), è il nuovo divo del calcio conteso dalle più ricche società europee (ci hanno pensato anche la Juventus e la Roma); Domingos Paciencia, 42 anni ed ex calciatore dei biancoazzurri di Oporto, che con una rosa infarcita di scarti e parametri zero ha centrato un secondo e un quarto posto in campionato e raggiunto la storica finale di Europa League. È singolare come Villas Boas deve molto a Domingos: il primo, quando aveva 17 anni, era tifosissimo del Porto e il suo idolo era appunto Domingos, che però Bobby Robson utilizzava pochissimo. E un giorno, incontrando il tecnico inglese, il giovane Andrè gli fece capire statistiche alla mano che Domingos meritava di giocare di più. Così iniziò la sua carriera, proseguita come vice di Mourinho e poi come tecnico del Porto. Con il quale vuole mettere le mani sul trofeo europeo che manca nella bacheca biancoazzurra da 7 anni, diventando così a 33 anni e 213 giorni l'allenatore più giovane a vincere una Coppa europea (il record è di Gianluca Vialli, che aveva 33 anni e 308 giorni quando guidò il Chelsea al successo nella Coppa delle Coppe 1997-98). Poi magari dirà addio al Porto (ma prima c'è la finale di Coppa di Portogallo del 22 maggio) destinazione Italia o più probabilmente Inghilterra.
Dopo aver eliminato Liverpool, Dynamo Kiev e Benfica, il Braga dei miracoli vuole mettere il bastone fra le ruote dello Special Two. «La finale è una partita a sè e con la giusta ispirazione possono accadere molte situazioni di gioco che portano a un gol. Per questo crediamo di poter vincere», così Domingos.
Grande curiosità anche per il portiere brasiliano Artur Gusmao, protagonista nella semifinale con il Benfica (club più blasonato con le sue nove finali europee tra il 1961 e il 1990). L'estremo difensore dello Sporting, campione in Brasile con il Cruzeiro nel 2003, quattro partite con il Siena in una stagione e diciotto con la Roma in due anni, ha svelato attraverso Facebook che a fine campionato lascerà il Portogallo: «Vorrei che i tifosi capiscano la mia decisione.
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