Chiesto il rinvio a giudizio per Angelucci e Fitto

BariLa richiesta di giudizio per 78 imputati, tra i quali ci sono il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto (Pdl), e l’imprenditore ed editore, Giampaolo Angelucci: così si è concluso un nuovo capitolo dell’udienza preliminare, cominciata a maggio e tuttora in corso a Bari, nell’ambito di un’inchiesta in cui viene ipotizzato un intreccio tra mondo politico e appalti, un procedimento denominato «La Fiorita» dal nome di una delle aziende coinvolte. L’ultima parola spetta al gup Rosa Calia Di Pinto, che il 30 novembre prossimo dovrà pronunciarsi e prendere una decisione. Ma intanto ieri accusa e difesa si sono di nuovo fronteggiate in aula, dove tra gli altri è comparso il ministro Fitto.
Le indagini sono dirette dal pool dei reati contro la pubblica amministrazione di cui fanno parte i sostituti procuratori Roberto Rossi, Lorenzo Nicastro e Renato Nitti che ieri hanno reiterato la richiesta di giudizio. I fatti contestati si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia. Nei suoi confronti i pm ipotizzano i reati di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso di ufficio e illecito finanziamento ai partiti. Prima della discussione il gup ha ammesso sette imputati al giudizio con rito abbreviato mentre per altri cinque, tra cui l’imprenditore campano Alfredo Romeo, il magistrato ha disposto l’invio degli atti alla Procura di Roma per competenza territoriale.
A carico di Angelucci vengono contestati i reati di corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Gli inquirenti in particolare ipotizzano una presunta tangente di mezzo milione di euro che sarebbe finita al movimento politico creato da Fitto per le elezioni regionali del 2005, «la Puglia prima di tutto». Secondo i pubblici ministeri di Bari il denaro fu elargito per ottenere dalla giunta regionale pugliese, nel 2004, l’aggiudicazione di un appalto di sette anni da 198 milioni per la gestione di undici residenze sanitarie assistite. Angelucci ha sempre respinto le accuse, così come ha fatto la difesa di Fitto spiegando che non c’è stato nulla di illegale in quanto il finanziamento elettorale era lecito e regolarmente registrato.
Quella in corso nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia di Bari è un’udienza preliminare fiume, che va avanti da diversi mesi. Le indagini sono invece cominciate diversi anni fa: si tratta di una maxi-inchiesta che raccoglie quattro filoni: una valanga di carte raccolte in 163 faldoni. Al centro degli accertamenti ci sarebbe un presunto sistema criminale che avrebbe assicurato alla società cooperativa «La Fiorita» una posizione di monopolio nei servizi di pulizia, sanificazione e ausiliariato nel settore sanitario; inoltre, secondo gli inquirenti l’impresa avrebbe goduto di una protezione politica.

Al termine dell’udienza di ieri è intervenuto sull’inchiesta l’avvocato di Fitto, Francesco Paolo Sisto. «Gli atti – dichiara – documentano l’assoluta infondatezza delle accuse, come la difesa dimostrerà allo stesso gup». Sul procedimento incombe la prescrizione, che scatterà nel 2012.

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