Le cifre del «disastro»: 41 miliardi di utili

Eni, Enel, Banca Intesa, Unicredito e San Paolo regine nello stacco delle cedole. Altri 4 miliardi arriveranno in forma di riacquisto di azioni proprie

Luca Pace

da Milano

Record di utili per Piazza Affari che archivia il 2005 - secondo i conti di Milano Finanza - con oltre 41 miliardi di euro di profitti netti, in aumento del 61% rispetto all’anno precedente. Una montagna di soldi, pari a due finanziarie, che mette in evidenza il buono stato di salute delle nostre aziende. La paventata crisi economica in Borsa non si vede. Il listino è sui massimi degli ultimi tre anni e come se non bastasse nelle tasche dei risparmiatori stanno per arrivare 21 miliardi di euro di dividendi e 4 miliardi che le principali società quotate riverseranno in Borsa per comprare i propri titoli (tecnicamente si chiama buy back di azioni proprie). «Sono cifre da capogiro che in Borsa non si vedevano da tempo», sottolinea Giulio Baresani Varini, numero uno di Novagest Sim. Che spiega: «Questo è il risultato di oltre due anni di recupero di efficienza delle nostre aziende». Ma chi pensa che oramai siamo arrivati al capolinea e il listino non possa più crescere, si sbaglia. «Anche a questi livelli i titoli non sono cari e le aziende sono così efficienti che basterebbe solo un aumento del 2% del Pil per ripetere tali performance» spiega Baresani.
«Questo pioggia di utili mette in evidenza un forte miglioramento delle nostre società», spiega Massimo Trabattoni, gestore sull’azionario Italia per Mps Sgr. E in Borsa sta avvenendo un forte cambiamento: le aziende quotate sono più orientate al mercato e più attente a soddisfare i propri azionisti con cedole generose.
A trainare la Borsa sono stati un po’ tutti i settori. Anche se la vere galline dalle uova d’oro per gli azionisti rimangono gli energetici e i bancari. I primi, complice un prezzo del petrolio alle stelle, hanno saputo approfittarne. Eni ha chiuso il 2005 segnando un nuovo record di utili a 8,7 miliardi e di questi circa la metà andrà nelle tasche dei suoi azionisti che godranno di un rendimento pari al 4,8%. Record di utili anche per Enel (3,9 miliardi): ancora più generosa del Cane a Sei Zampe, distribuirà una cedola del 6,3%. Un’ottima notizia anche perché Eni ed Enel sono i titoli più diffusi tra i risparmiatori italiani che sottoscrissero le azioni ai tempi delle privatizzazioni.
Boom di profitti anche per il settore bancario. La migliore di tutti è stata Intesa, con oltre 3 miliardi di euro di utile, e che premierà i soci con circa un miliardo e mezzo di dividendi. Record di profitti anche per Unicredit, la prima banca del Paese dopo la fusione con Hvb, ha archiviato il 2005 con 2,5 miliardi di attivo. Capitalia ha registrato un aumento dei profitti del 235% a oltre un miliardo.
Ottimi risultati arrivano dal settore industriale. Lo evidenzia uno studio condotto da Milano & Finanza su oltre 200 aziende quotate che mette in evidenza come la crescita degli utili nel 2005 è stata più forte tra le società industriali. L’anno scorso i profitti del comparto sono saliti del 70,8% a oltre 26 miliardi. E anche tra queste società non mancano i campioni nazionali. Prima fra tutti Finmeccanica: il gruppo chiuderà il 2005 a fine mese, ma già in Borsa si parla di superdividendo da 500 milioni di euro.
Si potrebbe continuare elencando altri record registrati quest’anno da Generali a Telecom Italia fino alla svolta di Fiat che in Borsa ha più che raddoppiato il suo valore e le ottime performance dei media. «Gli ottimi risultati raggiunti dal settore bancario sono il frutto di forti sacrifici», sottolinea Trabattoni. Intesa ha raggiunto l’utile dopo un forte taglio di costi e di personale. «Ma ora che i conti sono a posto nulla le vieta di ripartire e investire ancora». Lo stesso Alfonso Iozzo, amministratore delegato del Sanpaolo, presentando il piano triennale dell’istituto torinese ha dichiarato: «Dopo il recupero di efficienza bisogna ripartire e torneremo ad assumere». Anche dietro il piano di Capitalia è sottintesa una crescita dimensionale. Mentre durante la presentazione dei conti l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha ricordato che nel Lingotto «adesso c’è spazio per i giovani». Parole impensabili solo un anno fa quando il primo gruppo industriale italiano sembrava fallito.
Non a tutti però il 2005 è andato bene. Impregilo, il primo gruppo di costruzioni nel nostro Paese, ha chiuso con oltre 358 milioni di euro di perdita. Ma la Borsa ha già battezzato il caso come un altro esempio di svolta aziendale. Sotto la nuova gestione Impregilo ha ridotto di quasi cinque volte il proprio indebitamento ed è già pronta a ripartire. Tanto che il titolo in Borsa è più che raddoppiato.
Un altro caso che nel 2005 non ha ancora dato frutti ma li promette per quest’anno è Parmalat. Nelle mani del commissario straordinario Enrico Bondi, ora amministratore delegato del gruppo, a parere degli analisti la svolta è vicina.


«Non credo che la festa per Piazza Affari sia finita - continua Trabattoni - anche se d’ora in poi la crescita non verrà dal recupero di efficienza, ma dai nuovi investimenti, dalla capacità che le nostre aziende sapranno dimostrare sul lato della crescita».
«Dopo la distribuzione dei dividendi - spiega Baresani Varini - ne vedremmo delle belle. Le cedole incassate dagli azionisti pari a circa 21 miliardi torneranno sempre in Borsa».

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