Di professione è un investigatore, scaltro e intelligente ed è nato dalla fantasia di Agatha Christie, una delle scrittrici più celebri e influenti del ventesimo secolo, autrice di ben 66 romanzi gialli, madre artistica anche di Miss Marple. Quello di Hercule Poirot è un personaggio unico nel suo genere. Inglese di adozione ma originario del Belgio, fa la sua apparizione nel 1920 nel romanzo Poirot a Styles Cort, raggiungendo il successo vero e proprio solo nel 1934 con Assassinio sull’Orient Express. Proprio questo romanzo è stato preso di ispirazione per diversi adattamenti cinematografici. Il primo risale al 1954, l’ultimo e il più recente è stato riportato al successo da Kenneth Branagh che, da regista e attore, ha regalato una tra le versioni più "moderne" e più belle del mitico di Poirot. Di così grande successo tra il pubblico che nel 2020 è stato realizzato anche un sequel dal titolo Assassinio sul Nilo ma, a causa della pandemia e a causa di diverse polemiche che hanno travolto Armie Hammer, il film è arrivato direttamente in streaming su Disney+. Questo, però, non ha influito né sulla forza del personaggio di Poirot né sul franchise che è stato idealizzato da Branagh.
L’attore britannico, infatti, celebre per la sua versatilità (di recente lo abbiamo visto al timone di Belfast), dal 14 settembre è tornato dietro la macchina la presa e nelle vesti di Poirot per il terzo film della serie, ambientato in Italia e ispirato a un altro grande romanzo di Agatha Christie. Con il titolo di Assassinio a Venezia, Branagh propone una visione più intensa e più crepuscolare dell’investigatore dallo spiccato accento francese in un film fedele al libro ma che regala uno sguardo "contemporaneo" alla vicenda. Che sia un "format" molto funzionale è un dato di fatto, ma di sicuro, questa nuova versione di Poirot piace proprio perché il regista ha svecchiato il personaggio senza far perdere all’investigatore il suo alone "very british".
Dal cinema alla tv e ritorno: tutte le vite di Poirot
Dagli anni ’20 fino al 1954, quando è stato pubblicato l’ultimo romanzo postumo dell’autrice, Poirot è stato protagonista di almeno una cinquantina di storie, tra romanzi e racconti brevi. Indagini sul filo del rasoio che sono state risolte dopo un’attenta analisi da parte dell’investigatore. Intelligente e molto scaltro, Poirot è stato un vero “eroe” per tutti gli amanti dei libri gialli. E, come è successo anche per la celeberrima Miss Marple, anche l’investigatore che si muove nell’alta società inglese ha avuto una doppia vita al cinema e in tv. È nel 1934 che dal romanzo Dalle nove alle dieci, Austin Trevor ha prestato il suo volto per il primo e iconico Poirot del grande schermo. È negli anni ’50 che è arrivato il primo adattamento di Assassinio sull’Orient Express, riproposto poi nel 1974 con estremo successo da parte del pubblico ricevendo anche un Premio Oscar (stessa cosa per Assassinio sul Nilo). Oltre al cinema, il personaggio è stato protagonista di tanti film tv e di una serie, in onda dal 1989 al 2013, composta da ben 71 episodi, arrivata anche qui in Italia (su Rete 4), in cui il mitico Poirot, settimana dopo settimana, ha risolto casi su casi sempre con il suo immancabile aplomb. Più recente, poi, è l’esperimento di Kenneth Branagh, il quale ha umanizzato Poirot, portando al cinema la versione più bella (e con un cast di grandi stelle) dell’investigatore inglese. Prima con il remake di Assassinio sull’Orient Express, poi con Assassino sul Nilo e, oggi, con Assassinio a Venezia.
Un mito dell’epoca moderna
Di vitale importanza è aprire una parentesi sul film diretto dal buon (e bravo) Branagh, il quale è stato l’unico che ha proposto al pubblico un ritratto inedito di Poirot. Pur restando l’uomo ingessato che abbiamo già imparato a conoscere, il regista ha guardato oltre il mito di Poirot stesso, concependo un uomo con dei sentimenti, che non è esente da difetti, sedotto dalla vita (e dalle donne), consapevole dei suoi limiti e aperto a nuove esperienze. È come se avesse preso la figura di Poirot e avesse reso il personaggio più moderno senza dimenticare il suo fascino inglese, capace di essere autoironico e capace di lanciarsi anche in imprese impossibili pur di risolvere il caso. Uno "svecchiamento" dovuto e che ha funzionato in ogni minima parte. Il primo film di Branagh su Poirot, infatti, è un vero e proprio gioiello dell’intrattenimento.
Un cast italiano per Assassinio a Venezia
Oltre a Jamie Dorman nel ruolo del dottor Leslie Ferrier, di Tina Fey, Kyle Allen e Jude Hill, nel terzo film dedicato a Poirot si respira proprio aria di "casa". Ambientato a Venezia nel secondo dopoguerra, il detective (ora in pensione), partecipa con riluttanza a una seduta spiritica ma quando uno degli ospiti muore in circostanze misteriose, Poirot è costretto a indagare sul misfatto. Con lui ci sarà anche Vitale Portfoglio, interpretato da Riccardo Scamarcio in un ruolo criptico e molto funzionale alla vicenda stessa. Non è stato ideato per il film ma è presento lui stesso nel romanzo di riferimento. Dapprima non era previsto nella sceneggiatura, poi, alla fine Branagh ha deciso di seguire pedissequamente il libro della Christie.
Un detective che è stato profugo di guerra
Come tutti i personaggi di finzione anche Poirot ha un background molto particolare che viene svelato passo dopo passo durante tutta la sua lunga storia editoriale Si è trasferito 1914 in Inghilterra ed è stato, per l'appunto, un profugo di guerra. Nasce in Belgio dove è stato ispettore di polizia. Sulla famiglia d'origine si sa poco o nulla. E' nel libro Due mesi dopo che si viene a sapere, ad esempio, che sua nonna paterna si chiamava Marie. È un uomo basso, dal fisico poco curato ma è una persona calma, riflessiva e precisa. Abita a Londra ed è contro l'uso della violenza. Poirot crede che "sminuisca la grandezza umana".
Tra realtà e storia: ecco il "vero" Poirot
Sembra che il personaggio di Agatha Christie non sia frutto della sua immaginazione. Secondo uno studioso inglese, il celebre investigatore in realtà era un gendarme belga in pensione, di nome Jacques Hornais, che con il figlio era fuggito dal suo Paese in Inghilterra dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale e l'invasione tedesca.
A rintracciare Hornais è stato lo studioso Michael Clapp, che ha trovato il nome del gendarme nel diario appartenuto alla nonna, Alice Graham Clapp, che viveva nel Devon come la Christie, e accoglieva i rifugiati in arrivo dal Belgio durante la Grande Guerra. Una sera del gennaio 1915 la scrittrice nella sua città natale avrebbe conosciuto Hornais mentre suonava al pianoforte.
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