"Belfast" e la storia (vera) del conflitto nordirlandese in un film "favolistico"

Girato in bianco e nero, Kenneth Branagh racconta la sua gioventù in un film intimistico ma efficace sull'estate che sconvolse (per sempre) la città di Belfast. E' su Prime Video

"Belfast" e la storia (vera) del conflitto nordirlandese in un film "favolistico"

Non è facile scrivere (e dirigere) un film semi-autobiografico senza il rischio di portare sul grande schermo un’autocelebrazione fine a se stessa. Kenneth Branagh, invece, è come se fosse riuscito a compiere un piccolo miracolo con il "suo" Belfast. L’attore, regista e sceneggiatore inglese, nel 2021 porta a compimento una delle sue opere più intense e complete, raccontando la sua fanciullezza vissuta proprio nella città di Belfast, prendendo una posizione di ferro e molto critica sul conflitto nordirlandese che, tra gli anni ’60 e ’90, ha infiammato l’Irlanda del Nord. Un film girato in bianco e nero, per nascondere gli orrori di una guerra che è ancora silente, e che regala uno sguardo critico ma sognante sul mondo di ieri e che riflette sulla realtà che stiamo vivendo. Dopo che il lavoro di Branagh (presto nelle sale con Assassinio a Venezia) ha convinto critica e pubblico anche durante un periodo di sofferenza per il cinema stesso, dal 28 agosto è stato aggiunto sul catalogo di Amazon Prime Video (disponibile anche in Italia).

Candidato a ben 7 premi Oscar e vincitore della statuetta di Miglior sceneggiatura originale, oltre che di un Golden Globe nella stessa categoria, Belfast secondo il National board of review è stato inserito nella classifica dei film più belli del 2021. Un successo unanime ma ciò non toglie che sia (forse) uno dei lavori più interessanti e intelligenti che il regista abbia mai realizzato nella sua carriera. Il motivo di tanto "rumore"? Attraverso lo sguardo di un bambino (e di se stesso), Belfast racconta i sogni di rivalsa di una generazione che è disposta ancora a combattere per la propria libertà.

Quell’agosto del 1969

Buddy è un bambino di nove anni quando la tranquillità di Belfast viene soffocata da un malcontento generale, che vede schierarsi cattolici contro protestanti. Iniziano rivolte e attacchi, finché tutta la città non diventa lo scenario di un conflitto che porterà inevitabilmente ai tumulti della guerra civile. Vive con i genitori (Jamie Dornan, l’ex Christian Grey di Cinquanta Sfumature e Caitriona Balfe, l’indomita Claire Fraiser nella serie di Outlander) e i suoi nonni (Judi Dench e Ciarán Hinds). Figlio della working class, Buddy è un ragazzino gioviale, curioso e intelligente che trascorre le giornate nei pressi di un cinema o di fronte la tv a guardare film e programmi americani. Nell’agosto del 1969 la sua vita cambia, viene spezzata dallo spettro della guerra civile. Tanto è vero che l'infanzia di Buddy viene segnata da un conflitto religioso che quasi non riesce a comprendere. Il bambino si sente come in uno dei suoi film, dove i cattivi e gli eroi si danno battaglia gli uni con gli altri. Vede sua madre cercare a fatica di proteggere la famiglia, mentre suo padre è in Inghilterra per lavoro. Più e più volte si chiede se c’è un modo per tornare a una vita calma e serena che aveva prima, e se per la sua famiglia c’è un modo per tornare a sorridere, senza doversi guardare le spalle con sospetto. Ma, da quel che sembra, pare che non ci sia nessuna soluzione plausibile. Lasciare Belfast alla volta di Sydney o Vancouver scatena reazioni contrastanti e il piccolo Buddy comincia a capire l’orrore della guerra e il dolore di perdere le sue radici.

Una famiglia nel bel mezzo di un conflitto religioso

Non c’è alcun dubbio che Belfast sia un film d’autore, ma è anche un film che nel suo microcosmo miscela tanti argomenti che meritano l’attenzione. Piace l’idea di realizzare la pellicola in bianco e nero come se fosse un vecchio film degli anni ’50, e convince l’idea di raccontare la storia (vera) di un conflitto attraverso lo sguardo innocente di un bambino di appena nove anni, costretto a crescere troppo in fretta e a provare sulla sua pelle il dolore della perdita e della separazione. Ma più di tutti, Belfast è efficace perché attraverso la storia di un conflitto ideologico e religioso si racconta la storia di una famiglia moderna, al passo con i tempi, che lotta contro tutto e tutti pur di tenere uniti i pezzi. Non c’è solo Buddy nel racconto, ma c’è anche lo sguardo di una madre che "tutto vede e tutto sa"; la forza di un padre che ha cuore il benessere di moglie e figli; e lo sguardo amorevole dei nonni che con la loro saggezza (e memoria storica) guidano la propria famiglia verso la scelta più giusta. Partire non è facile ma la storia insegna che c’è solo da imparare dalle Grandi Migrazioni.

Kenneth Branagh che racconta una pagina di storia quasi dimenticata

Ciò che il regista ha voluto raccontare non è stata solo la sua infanzia che, per davvero, è stata vissuta nel cuore di Belfast durante i momenti più duri e difficili della rivolta, ma più che altro, con i toni di una favola di formazione, ha voluto raccontare la storia di una famiglia resiliente che non si è arresa di fronte le avversità, e soprattutto, ha voluto raccontare il suo punto di vista su un conflitto che ancora oggi (pur con minore intensità) fa tremare tutta l’Irlanda del Nord, un conflitto che ha radici profonde, che va ben oltre le differenze tra i cattolici e i protestanti dell’Ulster ma che scava nelle divergenze di un piccolo lembo di terra che, da sempre, è stato seduto su una polveriera. Eppure, quella pagina di storia contemporanea non viene mai fotografata a dovere, restando ben nascosta tra gli avvenimenti più salienti del secolo scorso. E Branagh con questo film alza il velo su quel conflitto che ha dilaniato i sogni di un’intera generazione. Compresi i suoi.

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Tra storia e fiction: cosa è successo nel conflitto nordirlandese

In inglese lo "storico" conflitto veniva chiamato The Troubles. Ed è stato un conflitto settario, ovvero che si basava su una divergenza religiosa, e che ha visto scontrarsi la comunità cattolica - legata alle idee nazionaliste e repubblicane - e i protestanti dell'Ulster - che si identificavano nell'unionismo (corrente politica che voleva rafforzare i legami tra Irlanda del Nord e Inghilterra) e nel lealismo (unione di classi sociali favorevoli a mantenere la sovranità britannica-. Il film parte proprio qui e, con un passo lento e cadenzato, racconta cosa è successo nei primi anni del conflitto. Le motivazioni hanno, però, radici ben più profonde. Sin dalla divisione seguita alla guerra anglo-irlandese che aveva lasciato le sei contee nordorientali dell'Irlanda sotto il dominio britannico, la minoranza cattolica cominciò a sperimentare varie forme di discriminazione da parte dalla maggioranza protestante. Causa scatenante, nel 1966, è stata la nascita della Northern Ireland Civil Rights Association, organizzazione che si proponeva di chiedere riforme a favore dei cattolici.

La nuova organizzazione non venne vista di buon occhio dai protestanti più militanti innescando così la miccia di una lunga guerra civile. Gli effetti del conflitto si allargarono anche in Regno Unito e nella vicina Repubblica d'Irlanda che causò, negli anni, oltre 3500 morti da ambo le parti.

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