Cirque du Soleil, la fabbrica delle emozioni

In una scenografia monumentale numeri mozzafiato e costumi sontuosi

Andrea Cuomo

In dodici anni l’«Alegrìa» ha contagiato quasi nove milioni di persone in tutto il mondo. E da ieri è a Roma per entrare sotto la pelle dei romani, che da giorni fanno la fila per assicurarsi un posto sotto lo spettacolare Grand Chapiteau, il tendone montato come fosse già uno show qualche giorno fa sulla Cristoforo Colombo, all’ombra del palazzo della Regione.
«Alegría» è il secondo spettacolo del Cirque du soleil ad approdare a Roma. E chissà che non diventi una piacevole consuetudine. Il primo fu «Saltimbanco», poco più di un anno fa. E i romani poterono finalmente guardare con i loro occhi le evoluzioni mozzafiato e le scenografie oniriche del circo più famoso del mondo. La fabbrica delle emozioni, la corte dei miracoli creata nel 1984 nel Québec, in Canada, dal mangiafuoco Guy Laliberté e da un gruppo di artisti di strada destinati a rivoluzionare il circo contemporaneo e a renderlo, da arte malinconica e marginale buona per spettacoli natalizi affollati di bambini annoiati a nuova frontiera dello spettacolo immaginifico e poetico. E politicamente corretto, facendo da sempre a meno degli animali. Da allora di acqua ne è passata, e il Cds è oggi una multinazionale della produzione artistica, con 3.200 dipendenti a libro paga, undici spettacoli contemporaneamente in tournée in quattro continenti e oltre cinquanta milioni di spettatori collezionati dal 1984 a oggi.
«Alegría - spiega il regista Franco Dragone, di origini irpine - è un omaggio alle famiglie circensi che, fino a non molto tempo fa, attraversavano ancora, in un viaggio itinerante, tutta l’Europa. I suoi personaggi, i suoi costumi e i numeri degli artisti evocano i tempi in cui la fantasia era qualcosa di reale e la magia faceva parte integrante della vita quotidiana delle persone. Un tempo in cui ogni buffone aveva il suo re». E «Alegría» è davvero uno spettacolo da re, gioia per gli occhi, naso per aria, fiato mozzato, sogno a bocca aperta. Nove i numeri, che attingono al repertorio classico del circo: dalle trapeziste alle evoluzioni sincroniche dei corpi a briglia sciolta del Power Track, dall’uomo volante alle strabilianti contorsioniste. E poi coltelli di fuoco, un’eterea giocoliera, un ginnico contorsionista, gli angeli delle barre russe e gli acrobati della sbarre aeree. Il tutto in una scenografia monumentale e monolitica scolpita da giochi di luce e colmata, come tradizione del Cds, di costumi sontuosi e variopinti. La scena è continuamente attraversata e «vegliata» da una serie di personaggi che danno continuità allo spettacolo: i clown un po’ coreuti, il ripugnante Fleur, i patetici Vecchi uccelli nostalgici, il servizievole Tamir, le sensuali Ninfe. E poi la musica: composta da René Dupéré e due volte disco platino in Canada, attinge alle tradizioni jazz, pop, tango e klezmer ed è eseguita dal vivo da una ricca formazione che accompagna le due cantanti, la romantica Bianca e il suo alter ego, la malvagia Nera. Pubblico in visibilio, rapito per due ore in un mondo che credeva scomparso. Da non perdere.


Cirque du Soleil, «Alegría», da ieri al Grand Chapiteau sulla Cristoforo Colombo. Biglietti direttamente al Grand Chapiteau, ai soliti box office e via internet su www.theticketnet.it e www.geticket.it. Info 0645438800, 0651495005 e 899111178

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