«Posso garantire, come ho già fatto in altra sede, che il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità, che sarà assolutamente confermato e non intendo mettere assolutamente in discussione una sorta di trade off tra questo e le spese per la difesa che saranno gestite esattamente all'interno del quadro delle deroghe» previste dal quadro europeo. È quanto ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri nel corso del question time alla Camera. Bisognerà reperire i 15 miliardi per garantire lo sconto sui contributi e sull'aliquota Irpef di chi guadagna fino a 35mila euro.
Prima delle vacanze estive il ministro ha voluto ribadire al Parlamento che la questione dei redditi bassi resta centrale per il governo Meloni. Il vero nodo da discutere in ambito europeo è rappresentato dalle spese per la difesa. Perché l'Italia aumenti la spesa militare in direzione del 2% del Pil, nel segno dell'impegno coi partner Nato, è «condizione necessaria» che sia inclusa fra i fattori rilevanti che consentono deroghe al nuovo Patto di stabilità. In base a queste evoluzioni sarà decisa la politica previdenziale. Solo nel quadro della «sostenibilità complessiva» dei conti si potrà ragionare sugli interventi che valgono circa 600 milioni fra Ape sociale, Quota 103, Opzione donna e aumento delle pensioni minime. Giorgetti, tuttavia, ha puntualizzato che «dovremmo cominciare a parlare molto più spesso di quello che è il trend demografico del Paese: nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale». L'invecchiamento progressivo della popolazione, anch'esso, non è un problema esclusivamente italiano ma, proprio in virtù della procedura di deficit eccessivo, per l'Italia rappresenta un'emergenza.
Ecco perché ieri si è svolta una riunione tra la maggioranza e il ministro in vista della definizione del nuovo Piano strutturale di bilancio che l'Italia è tenuta a presentare all'Ue entro il 20 settembre. Alla riunione hanno partecipato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il sottosegretario al Mef Federico Freni, Daria Perrotta, capo dell'ufficio legislativo del ministero, i presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Giuseppe Mangialavori (Fi) e Nicola Calandrini (Fdi) ed esponenti della maggioranza. Un incontro «esclusivamente tecnico su tempi e procedure», ha chiarito Ciriani, precisando che non c'è stato «alcun risvolto politico» visto che «non si è assolutamente parlato di temi e contenuti della prossima finanziaria».
Un primo passaggio, ha spiegato Calandrini, «sarà la conclusione entro agosto dell'indagine conoscitiva condotta dalle due commissioni Bilancio con l'approvazione di un documento di sintesi». L'obiettivo è «lavorare per la riforma della normativa nazionale di finanza pubblica, che sarà oggetto di ddl parlamentari», ha concluso. Il ministero dell'Economia attenderà gli sviluppi, consapevole che l'indagine conoscitiva, dovrebbe concludersi entro il 30 luglio, e che saranno le presidenze di Camera e Senato a definire le modalità di esame del Piano. «Certo! Andrà votato dal Parlamento», ha specificato Giorgetti. Per guadagnare tempo, considerato che le regole sono cambiate, non ci sarà più la presentazione della Nadef.
A Giorgetti toccherà adeguarsi alla «traiettoria di riferimento» per la correzione di bilancio, uno 0,6% di Pil di aggiustamento annuo del deficit per 7 anni. Più la nuova commissione Ue sarà flessibile (Giorgetti ha lanciato Fitto come candidato) meglio sarà per l'Italia.
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