Quando si decide di lasciare un lavoro, è importante farlo nel modo giusto, rispettando alcune regole fondamentali. In Italia, dal 2016, c'è l'obbligo di presentare le dimissioni tramite un procedimento telematico, tramite il portale Cliclavoro del Ministero del Lavoro, oppure con l'aiuto di un patronato o di un consulente abilitato. Questa misura è stata pensata per garantire maggiore sicurezza e trasparenza, evitando possibili abusi. Malgrado, però, questa procedura online sia la norma, molte aziende chiedono ancora ai lavoratori una lettera di dimissioni scritta, un documento che, pur non essendo indispensabile per legge, può avere diverse utilità pratiche. Vediamo allora quali sono e le regole da seguire.
Dimissioni volontarie: in cosa consistono
Le dimissioni rappresentano l'atto (tecnicamente un “negozio giuridico unilaterale recettizio”) con cui un lavoratore dipendente decide unilateralmente di interrompere il contratto che lo lega al datore di lavoro, che si limita a riceverle, senza che sia prevista la sua accettazione. La legge riconosce questa facoltà al lavoratore, il quale può esercitarla liberamente, rispettando soltanto il preavviso stabilito dai contratti collettivi.
Tuttavia, in caso di grave inadempimento da parte del datore di lavoro, che renda impossibile la prosecuzione anche temporanea del rapporto, il lavoratore è esonerato dall'obbligo di preavviso e può recedere immediatamente dal contratto, in quelle che vengono definite "dimissioni per giusta causa". Il lavoratore ha la facoltà di revocare le dimissioni entro 7 giorni dalla data di trasmissione del modulo per le dimissioni, con le medesime modalità.
Perché inviare una lettera di dimissioni
Anche se, come detto, le dimissioni devono essere formalizzate online, presentare una lettera cartacea può essere un gesto di professionalità e chiarezza. Una lettera scritta è un modo per comunicare in modo chiaro e diretto la propria decisione all’azienda. Evita fraintendimenti e conferma i dettagli, come le tempistiche e le modalità di uscita. Un lavoratore potrebbe inoltre sentire il bisogno di spiegare le ragioni dietro la sua decisione di dimettersi. Una breve nota in cui si ringrazia l’azienda o si spiegano le scelte professionali può lasciare una buona impressione e, chissà, mantenere aperta la possibilità di collaborazioni future.
Spesso poi le aziende richiedono la lettera di dimissioni per aggiornare i propri archivi e gestire meglio il processo di uscita del dipendente. In questo modo, le risorse umane possono avere un riferimento concreto per le pratiche amministrative. Inviare una lettera è anche un gesto di cortesia. Se si sono tascorsi molti anni in azienda, un ringraziamento formale per le opportunità ricevute contribuisce a mantenere un rapporto professionale sereno. Chiudere una collaborazione in maniera cordiale è sempre un buon investimento per il futuro.
Come va scritta
Sebbene la lettera sia facoltativa, se si decide di scriverla ci sono alcuni elementi che non dovrebbero mancare. Intanto, dovrebbe essere breve e concisa: non c’è bisogno di dilungarsi troppo, basta specificare la data in cui si intende cessare il rapporto di lavoro. Anche se le dimissioni sono la fine di un percorso, è sempre una buona idea mantenere un tono rispettoso e positivo. Ringraziare per le opportunità ricevute, indipendentemente dai motivi per cui si lascia, è una dimostrazione di maturità professionale.
È importante ricordare di rispettare il periodo di preavviso previsto dal proprio contratto o dal Ccnl (Contratto collettivo nazionale di lavoro). Nella lettera è bene specificare anche quando si ha intenzione di iniziare e terminare tale periodo.
Sebbene il procedimento ufficiale sia telematico, consegnare una copia della lettera direttamente al datore di lavoro o al reparto risorse umane può essere un ulteriore segno di trasparenza e professionalità. Inoltre, se la si invia con raccomandata A/R, si avrà la certezza della data di ricezione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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