La collina dei container che doveva trasformarsi nell’«Olimpo di Genova»

Dallo «spianamento» per costruire l’aeroporto al progetto Leonardo

«Garantisco io: la collina degli Erzelli è come l’Olimpo». Correva l’anno 2004, mese di gennaio. La platea: quella di palazzo Ducale, un parterre sontuoso di amministratori pubblici, politici, imprenditori, manager e semplici cittadini, molti di Cornigliano. Tutti affascinati dalla prospettiva - indicata espressamente dall’oratore, Renzo Piano - di vedere realizzata, un giorno non lontano, la cittadella della tecnologia: sorta di «risarcimento morale nei confronti di una delegazione affumicata dall’industria pesante». È l’epoca della presentazione del progetto «Leonardo», l’epoca dell’entusiamo, della speranza nella trasformazione di una spianata di 400mila metri quadrati in una formidabile concentrazione di hi tech, con aziende e laboratori, verde pubblico, residenze (poche, il minimo indispensabile), 6mila posti di lavoro. Dando finalmente lo sfratto alle pile di container che occupano da decenni «la collina del disonore» (la definizione ripresa su queste pagine da Massimiliano Lussana è fior di conio dell’ex sottosegretario di Forza Italia, Alberto Gagliardi). Quando Piano si mette in testa qualcosa, puoi giurarci che non cambia idea e disegni tanto facilmente. Sono gli altri che cambiano. Difatti, due anni dopo, di fronte alle continue richieste di modifica del progetto Leonardo, l’architetto più famoso del mondo getta la spugna e si chiama fuori dalla faccenda. «C’è un costruttore - spiega con signorile distacco - che vuole circondare il prato con villette vista mare. Meglio che me ne vada». Del resto, il suo disagio è palpabile da mesi, da quando è diventato ufficiale l’ingresso di nuovi soci - Banca Intesa e gli immobiliaristi di Euromilano e Prometeo - nella «Genova High Tech», la società che gestisce il progetto (presidente Carlo Castellano, anima infaticabile del villaggio tecnologico, alla guida di una trentina di imprenditori). Insistono le new entry: «Senza una quota adeguata di edilizia residenziale, non si coprono i costi della bonifica del sito, delle infrastrutture, della costruzione. E il progetto va a farsi benedire». Da lì, inizia la serie di giri di valzer degli incontri, delle riunioni semisegrete, dei contatti informali, che dovrebbero portare alla posa della prima pietra e al trasloco del primo container. Con il presidente Claudio Burlando in prima fila, a tessere la tela, a cercare di convincere i finanziatori. Anche alla domenica mattina, col rischio di saltare la partita del Genoa.
Tutto si deve fare e sopportare, insomma, anche da parte del governatore, pur di non lasciar cadere un disegno che affonda le radici negli anni Cinquanta. E sì, perché la spianata degli Erzelli nasce dallo «spianamento» della collina primigenia, 120 metri di altitudine sul livello del mare e un panorama da sballo, per i riempimenti necessari ad uso Italsider e aeroporto. Troppo invitante, l’area, per non far gola a un imprenditore portuale bravo, furbo e rampante, il genovese d’origini calabresi Aldo Spinelli, deciso a trovare spazio ai suoi contenitori, soprattutto vuoti, che non trovano parcheggio in porto. È il 1982, quando Spinelli mette gli occhi sugli Erzelli e comincia a comprarne - pagando di tasca sua - porzioni sempre più grandi. La crisi siderurgica accelera il processo di riconversione nel ponente genovese che il pioniere Castellano, al timone del Dixet che raccoglie le imprese hi tech, identifica nelle tecnologie avanzate. Da lì nasce il sogno di creare il «Technology village» e di affidarne la progettazione a un architetto insigne. L’area, per essere messa a disposizione, dev’essere acquistata da Ponente Sviluppo, società pubblica creata per la riconversione industriale, ma assolutamente senza una lira. Si fa avanti Spinelli, che intanto è diventato consigliere comunale dei Repubblicani-socialisti e fa parte della maggioranza di centrosinistra a sostegno della giunta di Giuseppe Pericu. Anno 1998, l’imprenditore offre 18 miliardi di lire, Ponente sviluppo, presieduta da Stefano Zara, si ritira. E agli Erzelli crescono i container. Molti protestano, anche se la transazione è perfettamente regolare. Spinelli si difende: «Non ho pagato poco - spiega in un’intervista alla nostra Paola Setti -. In realtà ho speso molto di più, belin, se consideriamo quanto ho sborsato per tutti gli acquisti in questi anni». A eccepire, se mai, è la magistratura, nel marzo 2003, per la violazione della legge 22/97 contro l’inquinamento ambientale: il nucleo operativo ecologico denuncia che, dal 1996 al 2000, in un’area di 10mila metri quadrati della collina era stati «stoccati materiali di risulta della scarificazione del manto stradale, poi spianati e utilizzati come fondo per l’asfaltatura». Nel frattempo, a mano a mano che procede la progettazione di «Leonardo», cala anche la spada di Damocle dell’esproprio degli Erzelli minacciato dal Comune. Il resto è cronaca di ieri: l’imprenditore-proprietario dichiara di voler mettere l’area a disposizione della città. Al prezzo di 42 milioni di euro, parte in liquidi e parte in immobili. Le trattative con Genova High Tech imboccano la dirittura d’arrivo, con la benedizione di Pericu e Burlando.

Anche se Piano si defila, i suoi grattacieli scompaiono, il verde pubblico si riduce (e in compenso compaiono tante villette a schiera), l’Iit perde i finanziamenti statali concessi dal governo Berlusconi, e le aziende interessate all’insediamento si fanno desiderare.
Tanto che il governatore è costretto a fare gli straordinari. Festivi.

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