Il Donald Trump «grande unificatore» dell'America perché «Deus vult», Dio lo vuole, è durato poco. Il tycoon, nel primo comizio dopo l'investitura, è tornato ad essere al 100% Trump. Quasi. A Grand Rapids, in Michigan, sul palco della Van Andel Arena (dopo Butler le uscite pubbliche saranno tutte al chiuso), Trump si è presentato davanti ai 12mila accorsi ad ascoltarlo con il consueto stile «a braccio», fatto di attacchi a testa bassa a Joe Biden, Kamala Harris e Nancy Pelosi («sta svendendo Biden»). Poi, accenni al fallito attentato: «Ho preso un proiettile per la democrazia!». «Nessuno ha detto che ci fosse un problema», si è poi lamentato con Fox News, puntando il dito contro i vertici del Secret Service. E ancora, attacchi su economia, inflazione e immigrazione e la retorica dell'elezione 2020 «rubata». Ma è soprattutto il non detto che ci dà un'idea della direzione che sta prendendo la sua campagna e della consapevolezza che il Team Trump, al di là dei toni trionfali, non dà affatto per scontato il risultato di novembre.
Tra il non detto ci sono l'aborto (tema che allontana le donne), la difesa a oltranza dei «patrioti» che il 6 gennaio del 2021 assaltarono il Campidoglio (allontana i moderati) e il futuro della Nato (allontana tutti, tranne i Trumpiani doc). E c'è, ribadita, la presa di distanze dal «Project 2025», il controverso piano messo a punto dall'ultra conservatrice Heritage Foundation, al quale hanno collaborato circa 140 ex funzionari dell'Amministrazione Trump, per riscrivere la mappa del potere federale, ampliando a dismisura quelli della Presidenza. Una specie di golpe legislativo, secondo i Democratici. Per Trump si tratta di un piano frutto della «destra radicale» con il quale non ha «nulla a che fare». Piuttosto, dopo essere stato preceduto sul palco dal suo candidato alla vice presidenza, JD Vance, agli elettori working class del Michigan Trump ha detto: «L'ho scelto perché è dalla parte degli operai». La strategia è chiara. Il tycoon deve abbattere il «Blue Wall» Democratico degli Stati della Rust Belt, il cuore industriale dell'America, per essere sicuro di tornare alla Casa Bianca. Al momento un sondaggio gli assegna, proprio in Michigan, 7 punti di vantaggio. Ecco allora la promessa di dazi fino al 10% sulle merci provenienti dall'estero, Europa compresa. E quella di abbandonare la «follia verde» dell'Amministrazione Biden per tornare a «trivellare» e privilegiare i motori a combustione. Ma con un occhio di riguardo per Elon Musk - «adoro Elon, mi dà 45 milioni al mese per la campagna» - che con i dazi promessi da Trump sull'elettrico cinese e Made in Europe diventerebbe con la sua Tesla semimonopolista del mercato Usa.
Ma è una strategia, quella messa in campo fino a ieri, che aveva una (quasi) certezza di vittoria con Biden avversario. Il passo indietro del rivale è stato salutato con parole sprezzanti: «Passerà alla Storia come il presidente di gran lunga peggiore. Non era in grado» e «è arrivato alla Presidenza solo grazie a bugie e fake news». Sprezzante anche su Harris, la sua (quasi certa) prossima avversaria: «Sarà più facile da battere di Biden». Ma la realtà è che gli strateghi trumpiani sanno che i numeri attuali potrebbero cambiare. Per questo, Trump in Michigan ha denunciato la manovra «non democratica» che i Dem stavano tentando contro l'anziano presidente. Un passaggio, preceduto dall'intervista a Bloomberg nella quale il tycoon ha sostenuto che «Taiwan dovrebbe pagare» per la protezione Usa, ha fatto pensare a un reset nei rapporti con Pechino, almeno sul piano del confronto militare: «Xi mi ha scritto una lettera dopo l'attentato».
Un altro passaggio avrà suscitato qualche brivido nelle cancellerie europee, che negli ultimi tre anni
si sono allineate alle posizioni anti Russia e anti Cina dell'Amministrazione Biden: «Xi Jinping e Vladimir Putin sono intelligenti e tosti, amano il loro Paese». Sarebbe probabilmente un errore rubricare tutto come una sparata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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