Joe Biden cede alle pressioni del partito e dei donatori, che negli ultimi giorni hanno fatto quadrato per spingerlo a fare un passo indietro, e si ritira dalla corsa per la Casa Bianca. «È stato il più grande onore della mia vita servire come presidente, e sebbene fosse mia intenzione ottenere la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull'adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mandato», spiega in un comunicato arrivato a sorpresa ieri nel pomeriggio Usa.
Parole giunte al culmine di un mese o poco più di passione, iniziato al G7 in Puglia con le immagini che mostravano un comandante in capo affaticato e spaesato. E proseguito con la debacle al dibattito televisivo con Donald Trump. Momenti che non è riuscito a recuperare con l'intervista a George Stephanopoulos su Abc, e neppure con la conferenza stampa al termine del vertice Nato a Washington. «Permettetemi di esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto - continua nel suo messaggio - Voglio ringraziare la vice presidente Kamala Harris per essere stata una partner straordinaria in questo lavoro. E permettetemi di esprimere il mio sincero apprezzamento al popolo americano per la fede e la fiducia che avete riposto in me. Oggi credo quello che ho sempre creduto: che non c'è niente che l'America non possa fare, quando lo facciamo insieme. Dobbiamo solo ricordare che noi siamo gli Stati Uniti d'America», dice.
Biden spiega che parlerà alla nazione in settimana per spiegare la sua decisione, e dà il suo endorsement a Harris come sua sostituta per «battere Donald Trump». I motivi del passo indietro, invece, sono ormai palesi, dopo che i big del partito e i donatori hanno iniziato a domandargli in massa di ritirarsi. «Ci uniamo a milioni di americani nel ringraziare Biden per tutto ciò che ha realizzato, difendendo l'America più e più volte, con la sua stella polare. Siamo onorati di unirci a lui nel fare tutto il possibile per sostenere Harris - hanno detto Bill e Hillary Clinton - Abbiamo vissuto molti alti e bassi, ma niente ci preoccupa maggiormente della minaccia rappresentata da un secondo mandato Trump». E Barack Obama twitta: «Biden è stato uno dei presidenti americani più importante, nonché un caro amico e alleato per me. Oggi, ci è stato anche ricordato, ancora una volta, che è un patriota di primissimo ordine».
Intanto, è emerso che già nei giorni scorsi i donatori dem stavano finanziando un processo di valutazione preliminare dei papabili candidati alla vicepresidenza: secondo le fonti del Washington Post, al momento erano stati contattati principalmente i governatori della Pennsylvania Josh Shapiro e del Kentucky Andy Beshear.
Dai repubblicani, comunque, era già arrivato l'avvertimento che in caso di un cambio del candidato dem, ci sarebbero state cause legali. Ad affermarlo è stato lo speaker della Camera Mike Johnson, per il quale «ogni stato ha un suo sistema e in molti non è possibile semplicemente cambiare il candidato». Tecnicamente, comunque, Biden non aveva ancora ricevuto formalmente la nomination democratica, e questo non sarebbe avvenuto fino al voto dei delegati.
E sul fronte dei sondaggi, l'ultima proiezione di Abc e Ipsos mostrava che il 61% degli americani voleva Biden fuori dalla corsa, mentre il tasso di gradimento di Trump era aumentato dopo il suo tentato assassinio. Il 40% degli americani aveva infatti un'impressione favorevole dell'ex presidente, la percentuale più alta degli ultimi quattro anni.
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