La comicità senza tempo dell’irresistibile Peppino

Giovanni Antonucci

Peppino De Filippo è stato per più di cinquant'anni uno dei grandi attori della scena italiana, oltre che l'irresistibile compagno di Totò in film che la Tv ripropone con straordinari successi di audience. Ma Peppino era anche un fecondo autore di commedie, quasi sempre sottovalutate dalla critica, a differenza di quelle di suo fratello Eduardo, nonostante alcune di esse reggano benissimo al passare del tempo e siano ogni tanto riprese. Come non ricordare Quaranta ma non li dimostra, Non è vero ma ci credo, Le metamorfosi di un suonatore ambulante? Io sono suo padre, in scena al Teatro Prati di Roma, rappresentata nel 1952, non è un piccolo capolavoro come le tre citate ma è comunque una pièce scritta con garbo e finezza, dove si ride molto ma non manca la malinconia e anche un filo di amarezza. Ha per protagonista un uomo, Cesarino, bistrattato da tutti in famiglia perché dopo tre anni di matrimonio sua moglie non è rimasta incinta. C'è di mezzo una grossa eredità la cui unica condizione è la nascita di un bebè. Vittima di tutti e soprattutto della sua dispotica suocera, Cesarino svelerà di avere un figlio illegittimo, spiazzando chi lo voleva sterile a tutti i costi.

Fabio Gravina è un Cesarino comico eppure non privo di malinconia, Lelia Mangano De Filippo, vedova di Peppino, è una suocera travolgente. Luigi Tani si rivela un caratterista di lusso, mentre Dodo Gagliarde ha un senso perfetto dei ritmi comici.

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