Confermati i rischi per la salute in 44 aree. Lo denuncia la ricerca «Sentieri»

S ono stati presentati recentemente, al 35° congresso annuale dell'Associazione Italiana di Epidemiologia, i risultati dello studio «Sentieri» (acronimo di Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con l'università di Roma La Sapienza, il Centro europeo ambiente e salute OMS, il dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio e l'Istituto di fisiologia clinica del CNR, nell'ambito del Programma nazionale strategico «Ambiente e Salute», promosso dal ministero della salute. Lo studio, durato cinque anni, ha analizzato il rischio per la salute della popolazione residente in 44 siti contaminati per i quali sono state avviate, in alcuni casi concluse e, comunque previste, le bonifiche ambientali. «Sentieri conferma i risultati di alcune precedenti indagini relative alla mortalità nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale - ha detto il professor Enrico Garaci, presidente dell'ISS - mostrando che lo stato di salute delle popolazioni residenti nei siti esaminati appare risentire di effetti avversi più marcati, rispetto alle regioni di appartenenza. Deve essere tuttavia sottolineato il fatto che le cause di morte studiate, con rare eccezioni, riconoscono una molteplicità di fattori causali, peraltro non tutti noti». In particolare: «la mortalità osservata nei siti contaminati è risultata del 15% più elevata di quella media regionale per le cause di morte correlate al rischio ambientale - ha continuato Garaci - ma sarebbe fuorviante e scientificamente poco valido affermare che ogni incremento della mortalità osservato possa essere attribuito all'inquinamento in uno specifico sito. Per questa ragione, in molti casi, gli elementi emersi dallo studio hanno condotto i ricercatori a formulare raccomandazioni per ulteriori studi di approfondimento». I risultati della ricerca Sentieri saranno condivisi con i ministeri della salute e dell'ambiente, le regioni, le Asl le Arpa, i comuni interessati, che sono i principali interlocutori e destinatari della ricerca.

Per realizzare questo studio, infatti, è stato messo a punto un complesso sistema di analisi. La correlazione è certa solo nel caso del mesotelioma pleurico da amianto. Per le altre malattie l'ambiente è uno dei fattori.
gloriasj@unipr.it

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