Contadi Castaldi, l’anima del Satèn

Andrea Cuomo

Il Satèn è un nome inventato in Franciacorta, e con il tempo diventato un vero e proprio «marchio» per definire, in un francese maccheronico, bollicine particolarmente morbide e vellutate. Un prodotto di particolare personalità in quella che è già da tempo la regione regina degli spumanti all’italiana. E quando si dice Franciacorta Satèn si dice Contadi Castaldi, l’azienda «sorella» della grande Bellavista (sono entrambe proprietà di Vittorio Moretti), che si rivolge a un pubblico più giovane e modaiolo. Da qui il «look» trendy e spinto, la bottiglia che è uno po’ top model. Ma non si creda che in casa CC si pensi più alla forma che alla sostanza. I vini sono tutti nell’eccellenza, sia quelli fermi (come i classici Terre di Franciacorta) sia, e direi a maggior ragione, le grandi bollicine. Che hanno da qualche tempo un nuovo vanto: il Soul Satèn, prodotto che nelle intenzioni dei produttori vuole compendiare «l’anima stessa del Satèn». E l’assaggio conferma che l’obiettivo è centrato: si tratta infatti di un monovitigno Chardonnay, millesimato (la prima uscita è la vendemmia 1999, poi solo con le annate meritevoli), che si giova di ben 60 mesi di maturazione sui lieviti. Un vino esaltante al naso, complesso e suadente, e cremoso in bocca.

Dentro un’insolita bottiglia trasparente, a sottolineare l’essenzialità quasi icastica di questo prodotto, «tirato» in soli 5mila esemplari da acchiappare al volo! Non certo in secondo piano i classici CC: i millesimati Satèn e Rosé (quest’ultimo da sole uve Pinot nero), il solido Brut e lo Zero, cioè senza dosaggio. Per palati sopraffini.

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