Il controllore Atm sta bene: l’aggressore vede la libertà

È una bellissima storia di Natale, inaspettata e quindi ancora più gradita. Si è infatti ripreso completamente e verrà dimesso la prossima settimana dal Centro cardiologico milanese «Monzino» Filippo F., il 49enne bergamasco dipendente dell’Atm, coinvolto in una colluttazione con un passeggero alla stazione della metropolitana di Gessate il 21 novembre scorso. Dopo essere rimasto ricoverato una decina di giorni in gravi condizioni e in coma farmacologico all’ospedale di Cernusco sul Naviglio, infatti, le condizioni dell’agente di stazione sono migliorate dopo l’infarto che lo aveva colpito. I medici, a quel punto, hanno ritenuto di poterlo «svegliare» dal coma indotto. Quindi l’uomo è stato trasferito al Monzino, il «suo» ospedale visto che proprio lì Filippo F. in passato aveva già subito due diversi interventi chirurgici per l’applicazione di due stent coronarici. La sua famiglia, che aveva chiesto riserbo e silenzio sulle sue condizioni, in questo periodo non l’ha lasciato solo nemmeno per un momento e ha assistito con sollievo al miglioramento delle sue condizioni di salute.
Conseguentemente si alleggerisce anche la posizione del senegalese 18enne con il quale il dipendente Atm quella mattina in metropolitana aveva avuto un litigio per un biglietto non valido.
Già l’accusa dell’africano era stata derubricata dai magistrati da lesioni gravi a lesioni preteritenzionali. Un reato per il quale il giovane, accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, è ancora in carcere. Una detenzione, la sua, che sembra comunque destinata a durare poco.
«In realtà - ci spiegano gli investigatori delle volanti della polizia che si sono occupati delle indagini - per scarcerare l’extracomunitario si aspetta che i medici de hanno in cura il controllore certifichino ufficialmente l’eventuale rapporto di causa-effetto tra il pugno alla spalla sferrato dal senegalese e il malore che ha colpito il dipendente atm nella concitazione di quei momenti».
Filippo F., come hanno confermato i filmati delle telecamere della metropolitana analizzate dagli investigatori e dalla magistratura, quel lunedì 21 novembre scorso si è sentito male circa due minuti e mezzo dopo la colluttazione con l’africano. Un tempo considerato troppo lungo perché possa esistere una reale ed effettiva connessione diretta tra la colluttazione e l’infarto.
Le registrazioni non lasciano dubbi. Il controllore ha raggiunto sulla banchina il senegalese, con il quale aveva discusso poco prima per un biglietto ai tornielli d’ingresso perché il ragazzo aveva utilizzato un biglietto con tariffa urbana, da un euro e 50 anziché il biglietto per percorsi extraurbani da 2 euro che serve in un capolinea come quello di Gessate. Il faccia a faccia tra loro è animato, al punto che tra i due intervengono anche altre quattro persone alle quali il controllore, già molto agitato, spiega l’accaduto. È a quel punto che Filippo F. sfiora con una sorta di buffetto intimidatorio il mento del ragazzo e lui risponde con il pugno alla spalla sferrato con una scatola di biscotti di cartone che tiene in mano.
I quattro presenti allontanano il ragazzo e Filippo, sempre più sotto pressione, continua a discutere, alza la voce, litiga anche con altri passeggeri del treno fermo in stazione in quel momento. Quindi l’uomo si avvicina al conducente del metrò: vuole che non parta, vuole bloccare quel ragazzo.

Ed è proprio mentre parla con il conducente che il controllore si sente male, si accascia e sviene, il corpo steso sulla banchina e la testa sospesa sui binari.
Sono passati 2 minuti e mezzo dal pugno del senegalese. Troppo tempo secondo i magistrati e i medici per creare un nesso di causalità diretta tra l’infarto e la colluttazione.

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