Corsa a tre per una poltrona: sul Tg2 un gioco di veti incrociati

La Petruni ha l’appoggio del premier e di Bonaiuti, ma non del cda Rai. La Lega punta su Paragone e vuole spostare la rete a Milano. Gli ex An con Sangiuliano

Corsa a tre per una poltrona:  
sul Tg2 un gioco di veti incrociati

Roma - Partita a tre con molte incognite, tutta dentro l’area Pdl e Lega Nord. A chi toccherà il Tg2 dopo il ritorno a casa Caltagirone di Mario Orfeo? Berlusconi e Bonaiuti dicono Susanna Petruni, attuale vicedirettore del Tg1, amica personale del portavoce del premier e indicata in prima battuta dal Cavaliere per la poltrona più alta del secondo tg della Rai, quasi a compensazione della nomina annunciata e poi sfumata alla direzione della seconda rete. Ma se la Petruni ha alleati di primissimo piano, sono forti anche i veti che si oppongono al suo nome per il Tg2. Su tutti Angelo Maria Petroni, consigliere d’amministrazione Rai in quota ministero dell’Economia, che avrebbe già fatto sapere la propria indisponibilità a far passare la Petruni (già si era espresso negativamente sulla promozione alla direzione di rete). «Bisogna fare valere il curriculum» avrebbe detto La Russa, sponsor importante di un altro candidato forte alla direzione del Tg2, sempre di provenienza Tg1, e cioè Gennaro Sangiuliano, vice di Minzolini. A spingere per Sangiuliano è l’area degli ex colonnelli di An, dal ministro della Difesa a Gasparri (molto influente nelle cose Rai) a Matteoli ad Alemanno, poi il consigliere Rositani (anche lui ex finiano) con in più un gradimento da parte del ministro Romani e di altri pezzi grossi dell’ex Forza Italia. Dalla sua Sangiuliano ha diverse cartucce da mettere sul tavolo: è docente universitario, autore di libri storici (sua una corposa biografia di Prezzolini), già direttore del quotidiano napoletano Il Roma e vicedirettore di Libero, oltre a essere l’uomo macchina della direzione Minzolini.
Ma c’è la terza incognita che si chiama Lega Nord. Gli uomini di Bossi, nella fattispecie Roberto Maroni e la consigliera Giovanna Bianchi Clerici, stanno puntando i piedi per ottenere una direzione, che attualmente il Carroccio non ha. Ed essendosi liberata quella del Tg2, hanno candidato il loro uomo Rai, Gianluigi Paragone, ora vicedirettore di RaiDue e conduttore dell’Ultima parola. Maroni ha chiamato direttamente Berlusconi per caldeggiare la nomina di Paragone, sulla base di un calcolo delle direzioni Rai che vede nettamente sbilanciato il rapporto Pdl-Lega (che non ha direttori di rete o di testata al momento). «Paragone ha diretto un tg locale, poi è stato direttore della Padania e per un certo periodo anche di Libero, e poi ha esperienza come conduttore, per noi è un candidato ottimo per il Tg2» dicono dalla Lega. Il braccio di ferro leghista per il secondo tg Rai si inquadra anche in una antica battaglia di Bossi, quella per portare la seconda rete a Milano. Certo, un’eventuale Tg2 a trazione leghista non si potrebbe trasferire in Lombardia, anche se sarebbe il sogno dei leghisti. Ma come si può immaginare di trasferire da un giorno all’altro più di cento giornalisti... Non solo, il Tg2 è l’unico telegiornale Rai che ha completato la digitalizzazione del proprio sistema (cioè i servizi si montano al computer, senza le vecchie cassette), un’operazione che è costata circa 20milioni di euro e che ha comportato la trasformazione di un’intera palazzina a Saxa Rubra. Trasferirla a Milano non sarebbe difficile, ma proprio impossibile.
Gli altri due nomi che si fanno sono quelli di Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e del Giornale radio Rai, e poi Mario De Scalzi, vicedirettore del Tg2. Preziosi sarebbe un candidato, ma - dicono dalla Rai - «chi glielo farebbe fare di lasciare la direzione dei giornali radio Rai per andare a dirigere il Tg2?». Si dice che Preziosi punti più in alto, al Tg1, in un dopo-Minzolini.

De Scalzi invece pare destinato ad un interim nel periodo di transizione alla nuova direzione. Che, visto lo stallo che si sta creando nel braccio di ferro tra il Cavaliere, ex aennini e leghisti, potrebbe essere meno rapido del previsto.

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